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Valerio Rocco Orlando, Chi diventare? (Vite operose), 2023; scultura di luce al neon bianco, 60 x 350 cm; courtesy l'artista e GAMEC, dono Berlucchi Franciacorta; photo © atelierXYZ

TRE SCULTURE AL NEON DI VALERIO ROCCO ORLANDO CHE ILLUMINANO PROCESSI COLLABORATIVI E DI RIGENERAZIONE SOCIALE PER BGBS2023

By Jacqueline Ceresoli
Pubblicato il
Settembre 2023

Valerio Rocco Orlando, Chi diventare? (Vite operose), 2023; scultura di luce al neon bianco, 60 x 350 cm; courtesy l’artista e GAMEC, dono Berlucchi Franciacorta; photo © atelierXYZ

Nel cortile interno della Galleria di Arte Moderna e Contemporanea – GAMeC – di Bergamo, spicca la seconda opera al neon di  Vite operese, progetto di Valerio Rocco Orlando, a cura di Caroline Corbetta e commissionato dall’imprenditore culturale Guido Berlucchi, sul tema del lavoro nell’ambito dell’arte pubblica della Franciacorta e di Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.

Questo progetto di arte partecipata e diffusa incentrata sul tema del lavoro punta sull’arte inclusiva per ricucire il rapporto tra individuo e territorio che diventa strumento di integrazione sociale. È nato in Franciacorta ed è stato sviluppato nel 2023, per Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura, in collaborazione con il GAMeC di Bergamo e con Brescia Musei.

Vite operose comprende tre opere diverse nate in collaborazione con le comunità della Franciacorta e le città di Bergamo e di Brescia. Chi diventare?, è la seconda scultura luminosa della GAMeC, entrata a far parte delle collezioni del Museo, grazie alla donazione di Guido Berlucchi. Si tratta di una scritta con il neon bianco dalla grafica quasi infantile, una metafora della produzione artigianale, frutto del confronto tra Valerio Rocco Orlando e un gruppo di suoi studenti del Politecnico delle Arti di Bergamo.

Valerio Rocco Orlando, Chi diventare? (Vite operose), 2023; scultura di luce al neon bianco, 60 x 350 cm; courtesy l’artista e GAMEC, dono Berlucchi Franciacorta; photo © atelierXYZ

La prima scultura al neon si trova al Castello Berlucchi di Borgonato (Franciacorta, Brescia) con il messaggio Il lavoro ha diversi volti, tassello iniziale di una trilogia che si chiuderà a Brescia il 26 settembre al Museo di Santa Giulia. Oltre al valore concettuale ed estetico della scultura in sé, mette in luce un processo laboratoriale sotteso che apre riflessioni sulla relazione tra il sistema educativo e il mondo del lavoro, alla base della formazione delle generazioni di questo territorio. La scultura al neon, realizzata a mano e in edizione unica, pone l’accento sulla necessità di coinvolgere i giovani che si affacciano sul mondo del lavoro, è un messaggio per tutti i cittadini.

Il progetto espositivo apre riflessioni anche riguardo al ruolo della Light Art pubblica italiana, in questo caso legata alla Sostenibilità e alla Cura del Territorio, e per questo efficace e che può ripensare nuove geografie urbane e mappature umane capaci di produrre innovazione. Le sculture al neon, fatte con un materiale sostenibile, sono illuminanti su chi, come, dove e perché l’arte innesca processi collaborativi.

Come giustamente ha evidenziato la curatrice, il progetto Vite operose rappresenta un modello virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato, indirizzato non tanto al profitto, ma alla volontà di attivare passioni di un fare comunitario, indicando un modus operandi collaborativo, attraverso l’arte partecipata. L’obiettivo è di trasformare desideri e sogni in un “cantiere” umanistico delle idee, di riscatto e realizzazione dell’individuo nella società, capace di generare lavoro. E questo progetto produce lavoro in diversi contesti nel rispetto di un diritto costituzionale e universale per tutti.

Laboratori di Vite operose a Bergamo con gli studenti del Politecnico delle Arti

Valerio Rocco Orlando (Milano, 1978), artista, educatore, fondatore e direttore di South of Imaginations (2021), coniuga arti visive e pedagogia applicata agli spazi urbani, con progetti partecipativi che, tra gli altri media, da anni includono sculture al neon realizzare “A sud dell’immaginazione”, tanto per citare l’artista, basati su laboratori collaborativi e condivisi con altri autori.

A Brescia, l’artista ha approfondito il tema della relazione tra lavoro e l’interculturalità, lavorando con una  comunità composta da collaboratori di diversa provenienza che cooperano con Fondazione Brescia Musei (considerato modello di sostenibilità economica che produce cultura, promozione del patrimonio artistico, ricerca e progetti inclusivi connessi al benessere sociale e crescita culturale) e con mediatori artistico-culturali della delegazione locale Fai Ponte tra culture.

La Light Art nell’ambito pubblico, dovrebbe fare luce su processi di connessione tra enti, mestieri, autori di ambiti diversi, contro l’uso soltanto decorativo, festivaliero-performante di troppe installazioni luminose di facciata, strette nella morsa del marketing urbano e spesso prive di contenuti e di una lungimirante strategia di rilancio culturale del territorio, all’insegna di un umanesimo policentrico e circoscritto al tempo stesso, per un’arte che forma e informa sulla necessità etica ed estetica di rigenerazione degli spazi urbani.

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