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ACCADEMIA CARRARA DI BERGAMO. LA MERAVIGLIA DEL RESTAURO ALL’INSEGNA DELLA CHIAREZZA, RAFFINATEZZA E RELAZIONE CON LA CITTÀ
By Jacqueline Ceresoli
Pubblicato il
Gennaio 2024
A Bergamo l’Accademia Carrara nasce da una idea visionaria di Giacomo Carrara, conte bergamasco che ha dato vita all’importante istituzione museale, fondata nel 1796 grazie alla sua passione di collezionista e raffinato conoscitore dell’arte, a partire dalla sua. Il palazzo dell’Accademia, è conforme ai disegni di Costantino Gallizioli, tra gli anni 1767-1774, e l’attuale Accademia in stile neoclassico risale al 1804, quando fu ampliata sul progetto di Simone Elia.
Qui il fruitore intraprende un viaggio nel tempo che inizia idealmente con Pisanello e si conclude con Pelizza da Volpedo, attraverso oltre trecento opere suddivise in 16 sale tra dipinti e scultura, tracciando una mappa della storia dell’arte italiana e del collezionismo. Accanto alla galleria, il conte Carrara fece istituire anche la Scuola, tra il 1912 e il 1914, trasferita nel cortile retrostante dell’Accademia, con l’intenzione di dare la possibilità agli studenti di affiancare allo studio la pratica dell’arte, partendo dall’osservazione diretta dei modelli esposti nell’adiacente pinacoteca. La gestione della pinacoteca e della scuola originariamente venne affidata alla “Commissione”, un comitato composto da esponenti dell’aristocrazia della città di Bergamo.
L’Accademia è considerata il museo del collezionismo italiano, vanta oltre 260 donatori e le sue raccolte sono lasciti di illuminati mecenati che hanno contribuito ad accrescere il patrimonio culturale della città, donando le loro collezioni alla collettività. L’Accademia conserva e tutela i dipinti di Pisanello, Foppa, Bellini, Mantegna, Crivelli, Cosmè Tura, Vivarini, Botticelli, Bergognone, Carpaccio, Palma il Vecchio, Raffaello, Tiziano, Baschenis, Fra Galgario, Tiepolo, Canaletto, Hayez, Piccio, Pelizza da Volpedo, e il corpus di opere più importante al mondo di Lorenzo Lotto e Giovanni Battista Moroni, oltre alla raffinatissima parte del Mazzo Visconti Sforza di tarocchi. Lotto, Moroni, Baschenis e Fra Galgario, sono protagonisti a Bergamo e nelle opere esposte si racconta l’evoluzione della pittura italiana, microstorie locali in relazione alla scuola veneta e toscana. L’Accademia è una istituzione che oltre a promuovere grandi mostre è impegnata, con continuità, in progetti di studi e di ricerca, confermati dalle molte attività di aggiornamento, campagne conservative e di restauro e progetti speciali nell’ambito didattico e formativo, investendo anche nei canali social, dove con l’account Instagram, seguito da oltre 50.000 followers, il museo si attesta tra le istituzioni culturali in Italia più seguite, ora anche grazie alla nuova audioguida con voce di Linus.
RESTYLING E RIPENSAMENTO PROGETTUALE DELL’ACCADEMIA CARRARA DAL 2023
L’Accademia Carrara, diretta da Maria Cristina Rodeschini, dopo il restauro dell’architettura con una radicale redistribuzione degli spazi interni, l’apertura di 3mila metri quadri di giardino e la creazione di nuovi spazi, espone opere prodotte lungo un arco cronologico di cinque secoli, dall’inizio del Quattrocento alla fine dell’Ottocento. Questo patrimonio è cresciuto nel tempo grazie a generose donazioni e lasciti di Guglielmo Lochis (1866), Giovanni Morelli (1891) e Federico Zeri (1998), fino agli anni recenti con Mario Scaglia che testimoniano un’ininterrotta tradizione di mecenatismo avviata da Giacomo Carrara (1796). Affiancano queste importanti donazioni oltre duecento lasciti che hanno arricchito e diversificato le collezioni del museo. A dipinti e sculture (134) si aggiungono disegni, stampe e preziosi nuclei di arte decorative: bronzetti, medaglie, ventagli, porcellane, peltri, argenti e oreficerie. Poche altre pinacoteche in Italia vantano una rassegna così completa sulle scuola veneta e lombarda, oltre a un nucleo straordinario di opere del Rinascimento toscano. Nel complesso il patrimonio del museo comprende 1.800 dipinti, più di 3mila disegni, oltre 8mila stampe e altri oggetti, sculture e mobili, una biblioteca storica con volumi appartenuti a Giacomo Carrara e materiali dell’Accademia.
Dopo sette anni di chiusura necessari per portare a buon fine il lavoro di restauro e di adeguamento impiantistico dell’edificio, l’Accademia ha riaperto i battenti nel 2015 e la sua gestione, dal 2016 è affidata alla Fondazione Accademia Carrara, istituzione a partecipazione pubblico-privata presieduta da Giorgio Gori, diretta da Maria Cristina Rodeschini, con Gianpietro Bonaldi come responsabile operativo.
Il nuovo ordinamento realizzato in questi mesi, all’interno di Accademia Carrara, prevede una divisione nei due piani della sede storica. Al secondo piano si trova una selezione di 3mila opere della collezione permanente, mentre al primo piano saranno protagoniste un ciclo di mostre temporanee e, dal 2024, focus dedicati a una parte di collezione, non esposta prima, per ampliare le ricerche sull’identità del patrimonio culturale aperto a riletture, volte a consolidare gli ottimi rapporti istituzionali tra Accademia Carrara e i musei d’Europa e del Mondo.
LA NUOVA CARRARA DALL’ESSENZA GREEN NELL’ANNO DI BERGAMO E BRESCIA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2023
L’Accademia Carrara è un laboratorio di cultura che continua a cambiare, dal 2023 è incentrata sul futuro e gestione sostenibile del museo, sul ruolo delle tante necessità e opportunità contemporanee.
Maggiore identità, attrattività, flessibilità, sono le parole chiavi per la valorizzazione dell’identità dell’Accademia Carrara, laboratorio culturale dove conversare, studiare, ricercare, promuovere e divulgare la cultura.
L’architetto Antonio Ravalli (1961), con il suo team ha reso più funzionale il percorso espositivo a partire dall’accoglienza del pubblico (piano terra), con l’aggiunta di un nuovo bookshop e uno spazio destinato alla storia dei donatori della Carrara, raccontata in un video che illustra la storia dell’Accademia, davvero accattivante anche sul piano grafico. Il primo piano è destinato a mostre temporanee e a un ciclo di appuntamenti dedicati a proporre, a rotazione, opere non esposte e ad accogliere prestiti nazionali e internazionali messi in dialogo con la collezione. Inoltre, l’introduzione di un nuovo deposito costruito secondo i più innovativi standard museografici, permette di raccogliere e preservare, per la prima volta direttamente all’interno del museo, le opere non esposte, ottimizzando così tempi e risorse.
L’Ala Vitali, sempre al piano terra, ospiterà invece progetti destinati al restauro e alle operazioni di controllo dello stato di conservazione delle opere.
Al primo piano si trova la collezione permanente del patrimonio artistico con i capolavori esposti sulle pareti colorate, un’intuizione raffinata che “schiarisce” le sale grazie anche un progetto illuminotecnico funzionale. Due i percorsi cromatici, blu e rosso, sotto la luce di un’aurora progressiva. L’architetto Ravalli, interessato a processi di trasformazione del paesaggio urbano e territoriale, ponendo attenzione alla lettura dello spazio contemporaneo mediante una mirata scelta di materiali e del loro utilizzo, e in particolare della luce, ha commentato: “L’effetto complessivo è intensificato da una illuminazione ad ‘aurora‘ in cui i proiettori focalizzano l’attenzione sulla fascia centrale delle pareti, sfumando verso i margini inferiore e superiore come in orizzonte”.
Entrati nel museo dall’austera facciata neoclassica, sarete catapultati nella vertiginosa installazione site-specific permanente del duo californiano Fallen Fruit, composto da David Allen Burns e Austin Young, intitolata Conversazioni sacre, in una pioggia di frutti, fiori, insetti, mani, gesti, sguardi e altri dettagli rubati dai dipinti della collezione e della città: è una celebrazione in chiave pop dell’Accademia e di Bergamo che trasforma la scala d’accesso al museo (ascensore incluso) in una tavolozza gioiosa di forme in movimento di forte impatto scenografico, piacevolissimo, in cui il fruitore è parte integrante dell’opera.
Tra interno ed esterno, la costruzione di un percorso coperto collegherà i tre piani, offrendo una nuova e inedita prospettiva dell’Accademia nel contesto delle mura venete, patrimonio Unesco. All’esterno, il pubblico del museo, così come i cittadini e turisti, potrà godere della bellezza del luogo nell’area verde con bistrot denominata I Giardini di PwC, dall’estate del 2023 aperta a tutti come segno tangibile di inclusione della comunità, valorizzazione del patrimonio, creazione di nuove opportunità, sostenibilità ambientale. Questo importante intervento di riqualificazione s’innesta con un altro progetto, “Città Natura”, per Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. È un progetto che punta sulla trasformazione in dialogo con la società, mirato alla salvaguardia del paesaggio, in cui museo, cultura, storia, arte e architettura suggeriscono nuovi percorsi fisici e mentali di conoscenza di Bergamo e della bellezza del nostro Paese.
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