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MARCEL DUCHAMP E LA SEDUZIONE DELLA COPIA. VENEZIA, COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM
By Jacqueline Ceresoli
Pubblicato il
Febbraio 2024
La Collezione Peggy Guggenheim per la prima volta espone a Palazzo Venier dei Leoni, sul Can Grande di Venezia, sessanta opere di Marcel Duchamp (Blainville-Crevon 1887- Neuilly-sur-Seine 1968), padre del dadaismo e precursore dell’arte concettuale. In mostra tra dipinti, fotografie, valige e altri inediti lavori, realizzati tra il 1911 e il 1968, spiccano i suoi ready-mades iconici, Boîte-en-valise (Scatola in valigia, 1935-1941), che hanno rivoluzionato la storia dell’arte contemporanea.
Le opere provenienti da musei nazionali e internazionali e dalla Collezione Guggenheim, quali per esempio Nudo (schizzo), Giovane triste in treno (1911), e Scatola in valigia (1935-41), aprono riflessioni sul valore estetico e sul rapporto convergente tra opera originale e la copia di Marcel Duchamp, scacchista e regista dirompente, che ha aperto lo sguardo “non retinico” sull’arte contemporanea.
La mostra intitolata Marcel Duchamp e la seduzione della copia, ospitata alla Collezione Guggenheim a cura di Paul B. Franklin, studioso indipendente a Parigi e massimo esperto di Duchamp, artista geniale e amico influente nonché mentore e consigliere dal 1937 della mecenate Peggy Guggenheim, presenta al grande pubblico, tra le opere celebri, un nucleo di lavori meno noti di collezionisti privati e Il re e la regina circondati da nudi veloci (1912), capolavoro proveniente dal Philadelphia Museum of Art, per la prima volta messo in dialogo con la sua riproduzione colorata dall’artista (coloriage original), contenuta all’interno di Scatola in valigia (fino al 18 marzo, catalogo edito da Marsilio editore).
La metà delle opere esposte provengono dalla prestigiosa Collezione veneziana di Attilio Codognato, raffinato collezionista che dagli anni Settanta si è interessato a Duchamp.
Scatola in valigia: una raccolta di facsimili originali, riproduzioni e repliche in miniatura dei lavori di Duchamp
Duchamp ha riprodotto i suoi lavori con tecniche diverse, in dimensioni ed edizioni limitate, mettendo in discussione la dicotomia tra l’originale e la copia, superando il concetto platonico di mimesis per dimostrare che anche i duplicati sono opere d’arte autoreferenziali, con lo stesso valore estetico degli originali. In questa mostra capiamo perché le copie sono comunque l’espressione della libertà inventiva dell’autore.
Duchamp enfatizza il procedimento mentale rispetto all’antefatto, ossessivamente cita se stesso fino alla fine della sua vita nei suoi facsimile, lo fa però senza annoiarci, come suggerisce il titolo dell’esposizione veneziana, con la riproduzione delle stesse opere che non esasperano, ma al contrario seducono il nostro sguardo. Alcune sono anche personalizzate.
Il percorso espositivo è suddiviso per sezioni, in cui si ha la possibilità di cogliere tra una copia e l’altra variazioni minime di dettagli. Non poteva mancare la sezione dedicata all’amicizia tra Duchamp e Guggenheim con fotografie e altri materiali, inclusa una intervista a Peggy che non rivela nulla di intimo e personale dell’artista. Dalla mostra si esce con la consapevolezza che la copia della copia risulta originale e soprattutto non perde quell’aura che per Walter Benjamin era insita solamente nell’opera originale e non nella sua ripetizione. Come dichiara Duchamp in una intervista del 1967: “Distinguere il vero dal falso, così come l’imitazione dalla copia, è una questione tecnica del tutto idiota”.
Il fil rouge della mostra è il dialogo convergente tra originale e riproduzione nell’opera dadaista che trova la sua massima espressione nella serie dal titolo de ou par Marcel Duchamp ou Rrose Sélavy (Boîte-en-valise), valige rivestite in pelle di vitello contenenti scatole suddivise in scomparti, dentro i quali si trovano le riproduzioni dei capolavori dell’artista francese. Seducono per raffinatezza e originalità le stampe di vario genere, minuziosi modellini a incastro in un complesso marchingegno, fotografie disposte in maniera ordinata all’interno di una valigia con tanto di preziosa serratura. La prima versione di Boîte-en-valise è un museo portatile contenente una antologia delle opere più significative di Duchamp, in cui si riconosce a colpo d’occhio in miniatura Foutain, l’orinatoio rovesciato, ready made – icona della storia dell’arte del Novecento, senza rivelare che è lui l’autore, presentato come scultura alla Society of Independent Artist di New York nel 1917, rifiutato con sdegno dal comitato organizzativo della mostra annuale. La sua Valigia, paradossalmente, è quasi un catalogo ragionato delle sue opere, seppure diversamente impostato e trasformato in opera d’arte. Le versioni della valigia contengono una riproduzione in callotipia colorata a pochoir di una delle sue tele più importanti per dimensione e complessità, intitolata Le roi e la reine entourés de nus vites (Il re e la regina circondati da nudi veloci) del 1912. Allo sguardo più attento non sfugge la raffinatezza della Valise n. I/XX destinata a Peggy, comprensiva di 69 opere e di un pezzo originale, che conta ventidue esemplari con serratura firmata Louis Vuitton (must del lusso francese di ieri e di oggi) e in particolare la presenza di un pezzo “originale”, come il colorige diventato prototipo per la riproduzione della callotipia. Tutte le riproduzioni nelle sue valige custodiscono i segreti, associazioni inedite, assemblaggi, estetica, ironia e biografia di Marcel Duchamp che anticipa il gusto provocatorio del Dadaismo e mette in crisi l’idea di opera d’arte. Ancora oggi, con la sua maggiore opera ermetica Grand Verre (1915-1923), una composizione su vetro carica di valenze erotiche e meccaniche e criptici riferimenti alchemici, di difficile decodificazione, composta da elementi diversi risveglia, l’attenzione sulla lettura concettuale dell’opera stessa all’insegna della libertà espressiva dell’autore.
Mostra nella mostra: Un viaggio nel restauro scientifico nelle Boîte-en-valise
Parallelamente all’esposizione è interessante la sezione scientifica, organizzata dall’opificio delle Pietre Dure di Firenze, Marcel Duchamp: un viaggio nella “Boîte-en-valise” che presenta il risultato dello studio scientifico e dell’intervento di conservazione sull’opera de ou par Marcel Duchamp ou Rrose Sélavy (Boîte-en-valise) condotto in due fasi, nel 2019 e nel 2023, nei laboratori di restauro dell’Opificio delle Pietre Dure e sostenuto da EFG, Istitutional Patron della Collezione Peggy Guggenheim 2006.
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