Milano Design Week 2024
Sostenibilità, benessere, eleganza, magia. Le novità del mondo della luce presentate alla Milano Design Week
By Cristina Ferrari
Pubblicato il
Aprile 2024
INDICE
Anche quest’anno si è conclusa la Milano Design Week, la settimana che trasforma Milano nella capitale mondiale del design. La Manifestazione accoglie visitatori venuti da tutto il mondo per ammirare installazioni, mostre e allestimenti sparsi in tutta la città e partecipare a eventi. Un’occasione per scoprire anche spazi poco noti della città. Passeggiando per le vie si incontrano edifici storici, sedi di aziende e associazioni, vetrine di negozi, piazze, giardini da esplorare e in cui stupirsi di fronte a vere e proprie opere d’arte. Ma rappresenta anche un’opportunità per le aziende di svelare le proprie nuove collezioni. Siamo quindi andati a scoprire le novità di alcune tra le principali del mondo del design e della luce e, tra installazioni e nuovi allestimenti, tradizionali o contemporanei, che riproducono spazi abitati o paesaggi metafisici, e presentazioni che hanno incantato tutti tra, letteralmente, uno sfavillio di luci e colori. Ogni azienda si è ispirata a diversi temi conduttori e ha sviluppato differenti tipi di lampade, da decorative ad architetturali, destinate a spazi interni o esterni, con attenzione non solo al design e alla resa luminosa ma anche al benessere e alla natura, arrivando a soluzioni sorprendenti, eleganti e sempre efficienti ed efficaci.
Artemide
Natura, sostenibilità e benessere: sono questi i temi fatti propri da Artemide che progetta luce attraverso una sintesi di visione umanistica, ricerca scientifica secondo il principio che la luce interagisce con la vita, con gli aspetti psicologici e fisiologici del nostro benessere e con la salute, dialoga con l’ambiente attraverso intelligenze di gestione e può trasmettere dati e informazioni.
Lune d’Acqua
Ispirata alla natura è la lampada Lune d’Acqua dell’architetto e designer Benedetta Tagliabue e dell’astrofisica Ersilia Vaudo, che si rifà alle lune che orbitano intorno a Giove e Saturno, mondi liquidi e misteriosi racchiusi in gusci sferici di ghiaccio, simulandone la magia. Centro del progetto è la sfera sorretta da due anelli che la lasciano libera di ruotare sospesa al centro del loro incrocio e che sostengono il nucleo centrale secondo un asse inclinato per esaltarne la dinamicità e lo riflettono sulle loro superfici lucide specchianti.
Criosfera
Sempre alla natura, ma a quella del nostro Pianeta, è invece dedicata Criosfera di Giulia Foscari, lampada che prende il nome dalla criosfera che comprende tutte le componenti del Sistema Terra che sono ghiacciate, il 90% delle quali si trova in Antartide, il cui scioglimento aumenterebbe l’innalzamento del livello del mare di 60 metri. Il barometro per eccellenza del cambiamento climatico è il carotaggio di ghiaccio, “un cilindro di ghiaccio stratificato estratto dalle profondità delle calotte glaciali del nostro pianeta, che contiene i dati necessari per informare politiche ambientali e diventa l’elemento che chiama all’azione”. E a questa forma si ispira il carotaggio di Criosfera, costituito da una stratificazione composta da un cilindro di vetro riciclato soffiato, un nucleo ottico rivettato che trae spunto dalla natura rifrangente della superficie ghiacciata dell’altopiano antartico per massimizzare la diffusione della luce, e da un nucleo interno di luci a LED che evocano la stratificazione del ghiaccio polare. Il cilindro esterno in vetro soffiato lavorato artigianalmente con una incisione a caldo che rende ogni esemplare unico e lo spessore mosso e irregolare (proprio come un carotaggio di ghiaccio) è la struttura al cui interno scompare, senza ombre visibili il motore optoelettronico, mentre la sezione dell’estrusione ottica diffonde la luce senza rendere visibili le sorgenti al suo interno. CRIOSFERA quindi non è “solo” una luce, ma “una sintesi di saperi profondi, ottici, materici e scientifici che si traducono in manifesto valoriale tra presente e futuro. È un manifesto del nostro tempo. Un manifesto intriso di ottimismo, che ci spinge a difendere, individualmente e collettivamente, la giustizia intergenerazionale”, una chiamata all’azione.
Wish You Were Here
Il principio scalabile di poter “entrare nello spazio evolvendosi in diverse soluzioni di luce” è invece alla base di Wish You Were Here, progetto di Carolina Gismondi de Bevilacqua che porta il principio ottico brevettato di Discovery, progettata da Ernesto Gismondi, a interagire con una nuova dimensione, non più solo bidimensionale, piegando la superficie della lastra trasparente per creare un volume, una struttura che si genera dal principio ottico stesso. La lampada, totalmente assente e smaterializzata da spenta, acquista volume da accesa grazie alla luce che, iniettata al suo interno, si diffonde dal pattern di microincisioni studiate per ottenere la perfetta uniformità.
Platek
Natura che si traduce anche nel vivere gli spazi all’aperto, per i quali è necessaria una giusta illuminazione che assicuri il benessere anche con una lampada discreta e rassicurante, che possa “sottrarsi alla scena”. E presenza discreta, slanciata ed essenziale, dal design di semplicità iconografica, quasi un segno nell’aria, che crea un’atmosferica “domestica” e rasserenante, ideale per terrazze, verande, portici e tutti gli spazi outdoor living è In Curved Air, lampada di Platek protagonista anche dell’installazione presentata dall’azienda per la Milano Design Week, a firma di Migliore+Servetto e Pitis. Disegnata da Gordon Guillaumier, la lampada è un vero archetipo del design dalle linee semplici, composta tra tre elementi altrettanto semplici, la base, lo stelo arcuato che disegna un arco che solca l’aria, la fonte luminosa che si fanno punto di partenza di un’elaborazione materica che emerge nelle finiture e nei dettagli. Cuore della fonte luminosa è l’ottica Fresnel, disegnata su misura.
Flos
La sostenibilità si esprime anche nella possibilità di sostituire i componenti.
SuperWire
Operazione che può essere eseguita con facilità nelle lampade disassemblabili come SuperWire, una famiglia di lampade modulari progettata da Formafantasma per Flos, dal design essenziale ma molto elegante, sobrio e dalla grande presenza scenica, in grado di creare atmosfere magiche e poetiche, che richiama le lanterne dei grandi maestri vetrai del secolo scorso, trasportate nella contemporaneità. La collezione comprende versioni da tavolo e sospensione che si sviluppano a partire da un modulo base esagonale che emette luce su tutta la lunghezza, con sei lati formati da lastre di vetro planari che alloggiano al loro interno tre cannucce luminose ciascuna e collegati da un elemento in alluminio brillantato. Le cannucce luminose sono a loro volta una combinazione di tre cilindri inseriti uno nell’altro e con al centro un lungo filamento flessibile e piatto a LED (la fonte luminosa).
“Ci piaceva l’idea di un design elegante ma lontano dall’idea di artigianalità, più vicino a un’estetica industriale, seppur decorativa, perché questa è una lampada di serie”, hanno spiegato Andea Trimarchi e Simone Farresin – Formafantasma. “Per questo abbiamo scelto il vetro planare e non soffiato e un look geometrico, con gli elementi costitutivi meccanici – base, top e viti – a vista. Queste ultime, poi, servono anche per facilitare la disassemblabilità e la sostituzione della fonte luminosa quando necessario”.
Workmates
Circolarità, tecnologia all’avanguardia e massimo comfort visivo si uniscono nel design di Workmates, un’ampia famiglia di lampade per l’ufficio progettate da Flos Architectural, le cui componenti sono ridotte al minimo, facilmente assemblabili e disassemblabili per semplificare la riparabilità, l’upgrade della fonte luminosa e lo smaltimento alla fine del ciclo di vita. Si tratta di lampade dal linguaggio contemporaneo e dalle linee essenziali, dotate di una tecnologia che rappresenta lo stato dell’arte dell’illuminotecnica e da ottiche glare-free, per garantire il massimo comfort luminoso e benessere in qualsiasi ambiente di lavoro (la luce viene emessa sia verso l’alto che verso il basso), grazie anche alla gestione della luce secondo il ritmo circadiano, assicurata da sistemi di Building Automation, che permette di garantire la corretta illuminazione nell’arco della giornata.
Occhio
Il cerchio, nell’accezione della sfera, domina nella nuova serie di lampade Luna di Occhio, azienda caratterizzata dal purismo, in cui è stata volutamente creata una soluzione di continuità. Cattura l’attenzione soprattutto il lampadario chandelier Lunanuova che combina design e tecnologia innovativa, sfere di vetro opaco specchiate di varie dimensioni nella finitura dark chrome disposte concentricamente su un disco a specchio al cui interno fluttuano le sorgenti luminose brevettate Occhio fireball generando una luce potente e diretta e facendo risplendere le sfere stesse come stelle nel firmamento con luce soffusa e priva di abbagliamento. A questo si aggiungono opzioni di controllo che permettono effetti luminosi “magici” per giocare con la luce.
Nemo Lighting
È il colore a dominare nella nuova collezione di Nemo Lighting, a partire dal concept di allestimento dello showroom disegnato da Giuliano Andrea dell’Uva dello Studio dell’Uva Architetti che si rifà alle atmosfere mediterranee, in cui vengono esposti i nuovi prodotti.
LOROSAE
Ispirata da un viaggio di Álvaro Siza a Timor Est, area di una colonia portoghese in Asia orientale conosciuta come Timor Loro Sae, LOROSAE è un progetto ricaricabile e a batteria che, attraverso il vetro traslucido in diverse finiture pure e brillanti, irradia una luce diffusa disponibile in diversi colori (bianco, verde, azzurro, giallo, arancione) ed esprime un legame diretto con il Paese, la sua cultura e la sua posizione geografica.
Sorrento
Si ispira invece a nuovi paradigmi nell’uso della luce in modi e luoghi finora inesplorati la collezione Sorrento di Valerio Sommella, lampada da tavolo portatile e ricaricabile. Si tratta di una lampada dimmerabile in tre fasi e con autonomia fino a 15 ore, che ricorda nel design un candelabro, il cui archetipo viene trasportato nel presente, con una base in metallo che sorregge tre steli slanciati in alluminio, i diffusori in metacrilato trasparente evocano visivamente la fiamma di una candela e illuminano indirettamente il piano.
Davide Groppi
Davide Groppi continua il lavoro sui temi della leggerezza, dell’invenzione, della magia e dell’ideografia espandendo il suo ideale alfabeto con nuove lettere e racconta nuove storie di luce con RIBBON, lampada da tavola disegnata da Maurici Ginés, il cui design ricorda appunto un nastro. “La vicinanza di un oggetto che fa luce su un tavolo ci stimola e ci identifica, creando uno stretto legame tra noi e il luogo. Ribbon è un sottile gesto che rivela questo nesso, e simboleggia il vincolo inalterabile tra la luce e il buio”, spiega Maurici Ginés. L’accensione e la regolazione della luce (che è anche orientabile intorno alla base) sono sensoriali in quanto basta toccare l’estremità del tubo superiore. “Il nastro è un simbolo di unione e di continuità. La luce arriva sul tavolo con spontaneità, quasi come prosecuzione del cavo elettrico. Ribbon è il risultato della ricerca di un gesto grafico, semplice e intuitivo. Un progetto per portare la luce sul tavolo, con un certo senso formale”, conclude Davide Groppi.
AUTHOR
Cristina Ferrari
Laureata con lode in lettere classiche all’Università degli Studi di Verona, con tesi in archeologia, è giornalista pubblicista dal 2012 e collabora a diverse testate tra cui Archeo, Medioevo, LUCE
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