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La facciata principale della stazione di Anversa, Belgio. La facciata della stazione, caratterizzata da due torrette con dettagli architettonici ricchissimi e da una parte vetrata centrale (realizzata nel 1959) che permette agli uffici di avere più luce naturale. Queste aperture sono state realizzate dopo aver smantellato la finestra a coda di pavone che invece caratterizza ancora l’ingresso su Keyserlei e la facciata rivolta verso lo zoo. Photo © Benno Van den Bogaert

Non solo diamanti brillano ad Anversa. Con la nuova illuminazione rinasce la Stazione Centrale

By Federica Capoduri
Pubblicato il
Aprile 2024

Sul numero 325, LUCE aveva dedicato uno Speciale alla nuova illuminazione della Cattedrale di Anversa, straordinario progetto curato dallo studio internazionale Susanna Antico Lighting Design. Oggi proseguiamo il racconto con un’intervista all’architetto Antico che ci svela e illustra un nuovo capolavoro d’illuminotecnica dello Studio, posto ancora nella brillante città fiamminga

La Stazione Centrale di Anversa – chiamata anche la “Cattedrale dei Binari” – è considerata una tra le grandi stazioni ferroviarie più belle al mondo. Lei che conosce i più intimi dettagli delle sue facciate, ci racconta la storia di quest’opera d’arte?

La facciata principale della stazione di Anversa, Belgio. La facciata della stazione, caratterizzata da due torrette con dettagli architettonici ricchissimi e da una parte vetrata centrale (realizzata nel 1959) che permette agli uffici di avere più luce naturale. Queste aperture sono state realizzate dopo aver smantellato la finestra a coda di pavone che invece caratterizza ancora l’ingresso su Keyserlei e la facciata rivolta verso lo zoo. Photo © Benno Van den Bogaert

L’esecuzione dei lavori per la realizzazione della Stazione Centrale risale al 1895-1905, tutti “in stile barocco medievale” (dixit De la Censerie, l’architetto che la progettò). Negli anni ‘80, l’architetto Renaat Braem, che ha svolto un ruolo importante nella classificazione della Middenstation come monumento protetto, ha descritto l’edificio come segue: “La stazione è una notevole composizione di edifici tradizionali e costruzioni in acciaio. In effetti, il lavoro di De la Censerie è un risultato eccezionale nella forma e nel contenuto, tenendo conto del tempo e del luogo. In retrospettiva, non si può biasimarlo per aver pensato in forme storicizzanti”. Il tetto a piattaforma in ferro fu costruito prima (1895-1890) secondo i progetti di Clement van de Bogaert.

Negli anni ‘50, dopo una serie d’incidenti, l’edificio ha cominciato a deteriorarsi rapidamente. Per salvare la stazione è stato necessario un investimento molto elevato. È interessante notare che, mentre la stazione era in rovina, negli anni ‘60 è stata eretta la nota sala concerti Queen Elizabeth Hall.

Al 1959 risale la rimozione del rosone al centro della facciata lato Astridplein e sono state costruite grandi finestre per fornire più luce naturale nelle stanze in cui lavoravano i disegnatori. Tale scelta ha probabilmente reso la percezione di questo lato della stazione meno importante rispetto alle altre facciate.

L’edificio è imponente, dalla forte presenza e caratterizzante l’identità della città.

Anversa, città dall’eleganza innata e straordinaria vetrina di pietre preziose, è anch’essa un diamante nel panorama europeo. Come tutte le grandi città, nel quartiere della Stazione c’è il problema della sicurezza. Come si riesce, con la luce, a rendere più sicuro il luogo?

Spigolo dell’edificio con la facciata di Astridplein e quella di Keyserlei, in fondo la copertura dei binari parallela a Pelikaanstraat. La facciata è illuminata con luce bianca calda (3000K) mentre le coperture in piombo sono illuminate con luce bianca neutra (4000K). Photo © Benno Van den Bogaert

Creare una nuova identità per la “cattedrale ferroviaria” lavorando sulle pareti verticali, migliorando la percezione dello spazio, l’orientamento e il riconoscimento facciale di chi si trova nelle zone attorno alla stazione, dona un senso di maggior sicurezza.

Grazie alla capacità dell’illuminazione di evocare sentimenti ed emozioni, la luce è sempre stata un potente narratore. L’illuminazione rivela il colore, i materiali e modella lo spazio. L’illuminazione guida lo sguardo e consente l’orientamento inconscio. Può trasformare uno spazio disgustoso, anonimo e trascurato in un ambiente attraente, invitante, sicuro e sociale. Durante i lavori di realizzazione del nuovo sistema tante persone si fermavano a fare domande su che cosa stesse succedendo, a commentare, fare foto. La nuova illuminazione, nonostante la sua complessità, appare semplice, naturale. Non c’è caos visivo, non c’è rumore. Parlano le pietre e i dettagli. Questa nuova bellezza, nuova voce, nuovo aspetto ci pare abbia un effetto positivo anche nelle ore della notte in cui i dintorni della stazione sono più problematici.

Rispetto alla Cattedrale sacra, quali analogie e differenze?

Facciata su Keyserlei con la nuova illuminazione, dove è stata ripristinata la gerarchia visiva e l’ingresso principale è curato nei minimi dettagli. Photo © Benno Van den Bogaert

I due edifici, in linea d’aria sono uno di fronte all’altro, è come se si guardassero, fossero collegati e ricordassero a chi arriva ad Anversa e va verso il centro che la città è forte, ricca e orgogliosa. Nonostante gli edifici abbiano più o meno 400 anni di differenza, sono ambedue ricchissimi di particolari architettonici e di dettagli che li rendono unici e che, al calar del sole quando il brusio e le attività diurne rallentano, sono molto più suggestivi e interessanti, grazie alla nuova illuminazione.

La cattedrale è stretta tra le viuzze del centro storico pedonale, la torre da vicino offre una prospettiva molto distorta e la guglia, magnifico esempio di gotico brabantino, è illuminata in maniera estremamente dettagliata per valorizzare il lavoro degli scalpellini e rispondere a un desiderio di celebrazione di un edificio che, da centinaia di anni, è un punto di riferimento nelle piattissime fiandre.

La stazione è il cuore pulsante della città di Anversa, situata a poche centinaia di metri dalla circonvallazione interna del centro che porta energia e ritmo. Intorno alla stazione, accanto ai tipici fast food, si possono acquistare oggetti di lusso come i diamanti. Questo è notevole e speciale: sono più di un centinaio i commercianti di diamanti nei pressi dell’edificio! In questa zona c’è una “composizione coerente di estremi” che la caratterizza da diversi punti di vista e che ha fatto sì che con il nuovo sistema di illuminazione si riuscisse a riaffermare la gerarchia visiva e spaziale dell’edificio stesso. La combinazione tra illuminazione privata e pubblica è fondamentale in questo ambiente. L’area di progetto è sufficientemente ampia da avere un forte impatto positivo sulla percezione e sull’esperienza imponendo livelli gerarchici sull’illuminazione privata.

Avete preferito un’illuminazione di tipo verticale rispetto a quella orizzontale. In che termini cambia la percezione visiva finale?

Copertura dei binari a destra della facciata su Keyserlei. Finemente decorata, la copertura è in ferro di colore rosso, costituita da una serie di moduli larghi tutti uguali per una lunghezza totale di 185m. Photo © Benno Van den Bogaert

Noi lavoriamo sempre prendendo in considerazione lo spazio, i principi della percezione e, chiaramente, tenendo conto delle richieste di progetto. In questo caso, in maniera molto chiara, il committente ha scritto nel bando di concorso di realizzare la stazione più bella del mondo. Ci ha fatto sorridere e pensare che puntavano proprio in alto. La percezione di uno spazio costruito dipende soprattutto da quanto lo si può vedere nella sua estensione, capirne la struttura e le diverse parti. L’elemento essenziale è dunque il piano verticale, l’insieme dei piani verticali che costituiscono lo spazio. L’illuminazione dei piani orizzontali ha altri scopi: è fondamentale in un campo da gioco o su una pista ciclabile, mentre in una piazza pubblica perde la sua priorità. Poter capire quanto è ampio uno spazio e poterlo vedere nella sua interezza, non essere molestato da abbagliamento fa sì che lo spazio sia leggibile e sia percepito come sicuro.

Le facciate della stazione così decorate e curate offrono dettagli che chiedono di essere valorizzati e accentuati offrendo, la notte, una specie di lente di ingrandimento sui materiali e sulle finiture. Diversi gruppi di accensioni e livelli di dimmerazione compongono le scene finali. La notte, dalle 24:00 alle 5:00, seppur con livelli molto bassi di illuminamento, l’edificio rimane illuminato, permettendo, così, la percezione dello spazio e la visione in controluce delle zone di fronte all’edificio stesso.

Questa scenografica rinascita luminosa, con pennellate e tocchi di luce su pietra, metallo e vetro, vede emozionare non poco gli sguardi dei passanti…

Alle persone piace molto stare fuori al calar del sole, passeggiare, bere o mangiare qualcosa con gli amici. Con il COVID gli spazi esterni, anche nei mesi freddi, sono usati sempre di più. La capacità della luce di trasformare gli spazi e renderli più gradevoli e accoglienti contribuisce alla vivibilità della città. La stazione è un edificio impressionante, dai dettagli architettonici raffinati e piace molto poterli vedere chiaramente e poterne apprezzare materiali e colori. Anche se questo non esclude qualche critica generale che può sempre capitare. Anversa vuole celebrare la sua architettura e investe molto in illuminazione urbana perché considera la qualità degli spazi pubblici un elemento fondamentale della gestione della città.

Qual è stata la sfida che vi ha dato maggior soddisfazione?

Quella di riuscire a leggere tra le righe del bando e fare una proposta, a livello di gara, che entusiasmasse tutta la committenza: il sindaco, la giunta comunale, l’ufficio tecnico. Dopo il piano d’illuminazione, il progetto del Grote Markt e quello della Cattedrale pensavamo che la città volesse un’interpretazione diversa dell’edificio. Ed essere riusciti a realizzarne ben tre progetti per lo stesso committente ci sembra incredibile.

Ricordo che durante i puntamenti e le regolazioni, quando il progetto prendeva finalmente forma e diventava realtà, il nostro fotografo e videomaker sorridendo mi ha detto: “anche questa volta è un lavoro stupendo” e il responsabile dell’ufficio tecnico di illuminazione ha commentato: “l’edificio è diventato bellissimo”. È una gran soddisfazione. È stato un lavoro di dettaglio minuzioso, artigianale.

Installazione e puntamenti sulle torrette e sulla torre della facciata su Keyserlei. Photo © Benno Van den Bogaert
La facciata che guarda verso lo zoo di Anversa è visibile solo in inverno o quando si svolgono concerti o eventi. Il sistema di controllo permette di tenere accesa la sera solo la parte delle cupole e della copertura, in modo da non disturbare gli animali che vivono all’aperto nello zoo. La finestra a coda di pavone è come quella che originariamente era anche sulla facciata su Astridplein. Photo © Benno Van den Bogaert

Siete molto conosciuti in Belgio; tanto apprezzati al punto che l’amministrazione comunale di Anversa si è dotata, su vostro consiglio, di un ufficio tecnico d’illuminazione. Un orgoglio che rende merito al lavoro del lighting designer...

La collaborazione con la città di Anversa è nata nel 2009, è la storia di un successo e di una grande soddisfazione da ambo le parti. Nel 2009 partecipiamo e vinciamo la gara per la realizzazione del Piano d’illuminazione del Comune di Anversa. Lavoro che procede però tra ostacoli e incomprensioni; la definizione del Piano non era condivisa con la committenza e questo è stato il grosso malinteso. Nel 2011 è arrivato l’attuale responsabile dell’ufficio tecnico d’illuminazione, un architetto che ha capito la nostra strategia e ha permesso di concludere il Piano e farlo adottare dal consiglio comunale. Questo ha aperto le porte a una gestione coerente, omogenea e di successo dell’illuminazione dello spazio costruito, nella sua totalità (stradale, pedonale, delle aree pubbliche, architettonica e così via), da allora, la città lo utilizza e attua. Nell’ufficio tecnico lavorano professionisti in grado di valutare progetti d’illuminazione stradale e, nel caso d’illuminazione di spazi pubblici ed edifici, i progetti vengono affidati a lighting designer, selezionati mediante bandi di gara. La figura del lighting designer, in Belgio, è apprezzata e richiesta (nelle realizzazioni di prestigio è raro che non sia presente), motivo per cui non viene confusa con quella dell’architetto o dell’ingegnere elettrico.

AUTHOR

Federica Capoduri

Laurea in Disegno Industriale alla Facoltà di Architettura di Firenze. Si interessa al mondo editoriale scrivendo di design e architettura curando articoli e interviste a professionisti italiani e internazionali. Dal 2013 è membro del team di ricerca del Laboratorio MD del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara. Giornalista, dal 2017 collabora a LUCE.

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