Milano Design Week 2024
Un tuffo nel Mediterraneo a Milano con le sculture luminose di Domenico Pellegrino
By Jacqueline Ceresoli
Pubblicato il
Aprile 2024
INDICE
- 1 Come nasce il progetto per Marella Store a Milano?
- 2 L’intervento site-specific sulla scala come si inserisce in dialogo con l’architettura dello store Marella?
- 3 “Nel medium c’è il messaggio” diceva qualcuno, lei con le luminarie cosa comunica?
- 4 Come si inserisce la scultura sulla scala in dialogo con l’architettura preesistente?
- 5 “Nella luminarie c’è il messaggio” direbbe qualcuno, lei con le luminarie cosa comunica?
- 6 Luminarie e moda, perché sono quasi simbiotiche secondo lei?
- 7 Quali altri progetti, ha presentato a Milano per il Salone del Mobile?
Domenico Pellegrino (1974) vive e lavora a Palermo, noto per sculture luminose che irradiano di energia e cultura mediterranea Milano. Su Corso Vittorio Emanuele seduce la sua istallazione site-specific scenografica ispirata alla natura germinante, realizzata con le luminarie e fantasia, in bilico tra mitologia, tradizione e innovazione, leggiamo come in questa intervista.
Come nasce il progetto per Marella Store a Milano?
Eden Unveiled è un progetto che prende forma guardano all’identità del brand e al tema del Fuorisalone. E si interseca con una mia riflessione sulla primavera.
Ho immaginato quindi un segno luminoso, multiculturale, forte e dedicato alle donne con sculture ideate per uno spazio vivo e pulsante, con grandi vetrine su Corso Vittorio Emanuele e illuminato da luce naturale e artificiale, amplificata dalle luminarie, materiale che contraddistingue la mia ricerca estetica. Tutte le sculture in legno di diverse dimensioni sono dipinte a mano e ispirate al mito, alla natura, perché desidero fare luce su messaggi forti scritti con le luminarie che recuperano la tradizione delle feste patronali della “mia” Sicilia, utilizzando materiali innovativi e sostenibili.
L’intervento site-specific sulla scala come si inserisce in dialogo con l’architettura dello store Marella?
Il soggetto dell’installazione è la natura, la botanica, le piante ricche di simbologia e fortemente evocative. Per questa esposizione ho scelto il giardino degli aranci: un omaggio alle donne, e alla loro forza e tenacia, al misterioso universo femminile. Nella mitologia greca questi alberi, custoditi dalle Esperidi, erano alberelli rigogliosi dai Pomi aurei, emblema di fecondità e amore.
Nell’immaginare un progetto site-specific per il brand Marella, esposto in occasione della Design Week a Milano, mi sono concentrato sulla leggenda di Zefiro-Cloris-Flora = la Primavera. Questa leggenda fortemente simbolica che richiama alla Primavera, non tanto intesa come stagione dell’anno, quanto forza universale ciclica e dal potere rigenerativo. Zefiro che caccia via le nuvole è la mia visione che il cielo torna sereno, con cui illumino un messaggio carico di positività.
“Nel medium c’è il messaggio” diceva qualcuno, lei con le luminarie cosa comunica?
Soprattutto energia, immagino una ondata rigenerativa contenuta in questa installazione in cui ho lavorato con la mia tecnica delle luci, attraverso sculture luminose che inscenano il giardino degli aranci, con al centro questo drappo sempre realizzato in legno e luce.
L’installazione prevede diversi medium, ho completato con una carta da parati e con un video che crea, quando si sale dalla scala, una sensazione immersa coinvolgente.
I miei studi per realizzare questi altri elementi prendono forma dalla mia personale Hortus Deliciarum presentata a Palermo a dicembre scorso (2023). Nel mio racconto della storia millenaria dell’isola al centro del Mediterraneo, ho riflettuto sulla multiculturalità delle piante, specie diverse che convivono e coesistono creando un equilibrio unico. La diversità riguarda ciascuno di noi e comprende tutte le differenze degli esseri umani. Possiamo intendere la diversità come alterità, come differenza che, nelle persone, descrive quelle qualità umane che sono differenti per ognuno di noi e per i gruppi di appartenenza. È evidente che queste qualità sono presenti in ciascun essere umano e, perciò, se noi vediamo come diversi tutti gli altri e le altre, anche gli altri vedranno noi come differenti. Dunque, su questa terra, la diversità è norma, non eccezione. Si può dire che la diversità è l’unica cosa che abbiamo davvero in comune noi esseri umani. La diversità è una di quelle cose che si rende evidente quando due o più esseri umani s’incontrano e si relazionano l’un l’altro. Forte il richiamo all’architettura arabo-normanna, che l’artista inserisce nel suo progetto per attirare l’attenzione sui temi dell’accoglienza e del multiculturalismo. A simbolo della convivenza pacifica tra popolazioni diverse, ridisegno la struttura delle Muqarnaṣ della Cappella Palatina.
Come si inserisce la scultura sulla scala in dialogo con l’architettura preesistente?
Quando ho visitato lo store, l’elemento architettonico della scala mi ha colpito per la sua imponente presenza scenica. Una scala a vista che scorre su due piani, con una forma sinuosa. Ho subito pensato di trasformarlo nell’elemento immersivo della mia installazione, grazie anche alla presenza del grande video wall alle spalle, mi sono concentrato sul percorso, sui visitatori che si immergevano all’interno di questo giardino immaginifico, quasi ne prendono parte loro stessi, scoprendo, percorrendo la scala, anche punti di visione privilegiati che li portano a trovare le parole luminose sistemate strategicamente per suscitare stupore e riflessione.
“Nella luminarie c’è il messaggio” direbbe qualcuno, lei con le luminarie cosa comunica?
La luce per me è speranza, un messaggio positivo di rinascita, il legame con le mie radici è scontato, la luce mi aiuta a comunicare positività e a far riflettere su temi importanti. In questa installazione ho inserito parole giuste, che richiamano a una progettualità in corso da un paio di anni e che sono integrate nell’opera: sono Forza, Armonia, Amore, Delicatezza, Calma, Leggerezza, Energia e Fiducia. Calma è quella che ho voluto dedicare al Fuorisalone, a questa settimana così frenetica che rispecchia un po’ i ritmi che abbiamo tutti intrapreso, invece ci vuole calma, prendersi tempo per godersi le cose belle.
Luminarie e moda, perché sono quasi simbiotiche secondo lei?
Sono belle, forti, evocative, riportano indietro nel tempo e creano gioia. Il rapporto con la moda è simbiotico perché consentono di esporre in luoghi inusuali, di colpire il passante coinvolgendolo, educandolo alla bellezza. Lo spettatore vive l’arte fuori dai musei, io lo trovo sempre entusiasmante. Le aziende di moda si accostano sempre di più all’arte e agli artisti, sono i nuovi mecenati.
Quali altri progetti, ha presentato a Milano per il Salone del Mobile?
La Design Week 24 è stata una bellissima esperienza che mi ha concesso anche di presentate la mia nuova personale dal titolo Iconic Women. Grazie all’invito della regione Lombardia, in particolare dell’assessore Barbara Mazzali, ho esposto nella prestigiosa sede di palazzo Lombardia il mio nuovo progetto.
Dieci icone pop per dieci racconti, per dieci voci femminili che regalano un’anima alle installazioni luminose. Ma al centro restano sempre le donne, le “Iconic Women”, una sfida ironica a chi pensa che possano esistere i corpi senza le teste, ma anche le teste senza un’anima. Un viaggio che raccoglie medium diversi, una visione interattiva con contenuti di realtà aumentata. Grazie alla collaborazione di dieci amiche del mondo dello spettacolo che hanno sposato il progetto e donato anima ai miei ritratti, leggendo i testi inediti scritti da Eleonora Lombardo. E grazie all’Associazione Siciliana Amici della musica con Milena Mangalavita e Donatella Sollima che ha creato la playlist che accompagna la Mostra e che è incisa su dischi in vinile, presto disponibili in edizione limitata. Hanno prestato la loro voce (in ordine alfabetico): Stefania Auci, Giusina Battaglia, Stefania Blandeburgo, Emma Dante, Marianna Di Martino, Donatella Finocchiaro, Eleonora Lombardo, Stefania Petyx, Barbara Tabita, oltre alla piccola Anna Sofia Pellegrino, e i bambini del Teatro Ditirammu.
“Ètuttapparenza è una sfida a chi legge i corpi senza testa, a chi pensa che il corpo delle donne sia fatto di carne e ossa, un’esibizione sessuale da prendere e possedere” scrive Eleonora Lombardo.
AUTHOR
Jacqueline Ceresoli
Storica e critica dell’arte. Docente universitaria, curatrice di mostre indipendente. Collabora con diverse testate di architettura e arte. Il suo ultimo libro è Light art paradigma della modernità. Luce come oper-azione di arte relazionale, Meltemi Linee (2021). Scrive su LUCE dal 2012 e tiene la rubrica Light art da quando l’ha proposta al direttore diversi anni fa.
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