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A Bressanone nasce un Art Hotel in una dimora storica del XV secolo
By Federica Capoduri
Pubblicato il
Maggio 2024
In Alto Adige, nel cuore storico vescovile e medievale di Bressanone, il protagonista di questa particolare trasformazione – d’uso e funzione, dove sono stati ridisegnati ambienti, luci e arredi – è il prestigioso edificio Lasserhaus, di proprietà da oltre 80 anni della famiglia Faller.
A trovare il punto di equilibrio tra il rispetto dell’esistente e i modi del vivere contemporaneo sono stati gli architetti Claudio Saverino e Tiziano Vudafieri, fondatori dello studio omonimo, che hanno suddiviso gli spazi trasformando i primi due piani in un Art Hotel 4 stelle superior e destinando gli ultimi due a residenza privata della famiglia.
La nuova struttura dedicata all’ospitalità si compone di dieci camere, in cui la collezione di pittura classica di proprietà dei Faller incontra opere di artisti contemporanei, rendendo così lo spazio un nuovo punto d’interesse per la collettività.
Il concept
Per il restauro architettonico e l’interior design, lo studio milanese ha lavorato su un concept incentrato sul dialogo tra storia e contemporaneità, reinterpretando gli elementi originari della residenza facendoli convivere nel nuovo Art Hotel con scelte di design contemporaneo. Ad arricchire gli interni di Lasserhaus, situato sulle rive del fiume Isarco e collegato da un ponte al centro storico, sono le opere di cinque artisti che si sono confrontati con il passato della residenza e che, con i loro interventi diffusi, hanno lasciato un segno narrativo nei vari spazi.
“Quando abbiamo visitato Lasserhaus eravamo entusiasti all’idea di affrontare un restauro di un edificio così carico di storia”, raccontano gli architetti. “Non si trattava solo di restaurare un palazzo seicentesco completamente vincolato dalla Soprintendenza, ma di dargli una nuova vita e renderlo un punto di interesse per la cittadinanza. Anche attraverso l’arte, integrando la preziosa collezione di famiglia di pittura classica con nuove opere contemporanee. Lasserhaus diventa così un nuovo, piccolo ma importante, tassello della vita urbana della città e della sua propensione all’ospitalità”.
Gli ambienti
Il pianterreno accoglie la lobby e la reception, uno spazio carico di memorie, caratterizzato da un’illuminazione soffusa e impreziosito da opere e pezzi di famiglia. Da qui si accede alle prime quattro camere e a un salottino con angolo biblioteca, oltre che alla cantina dotata di sala degustazione, interpretata da uno dei pionieri della digital art, l’austriaco Peter Kogler. Percorrendo la scala interna che conduce al mezzanino – dove c’è una SPA con sauna e idromassaggio – s’incontra l’opera di Alexander Wierer, sull’incessante progressione del tempo e la transitorietà del presente. Al primo piano sono collocate invece la sala colazione e le altre cinque camere.
Pur rimanendo visibili i tratti dell’epoca, le camere assumono un nuovo volto grazie all’accostamento tra materiali naturali come il legno di larice e faggio, l’ottone, che scalda e impreziosisce i dettagli, e le superfici tattili e morbide come il velluto.
L’accurato studio sul colore ha scelto una palette ispirata alle cromie dei boschi autunnali e della montagna: dal verde del laminato lucido ai toni del marrone declinati nel rosso del larice spazzolato, come nel larice bruciato più caldo e scuro.
Anche in alcune stanze si trovano incursioni artistiche, come Barre a muro di Ingrid Hora o Pensieri e pianeti di Esther Stocker: dieci sculture che sembrano galleggiare sulla volta del soffitto e che, attraverso geometrie spezzate, dissolvono i punti fissi.
L’illuminazione
Vudafieri-Saverino Partners ha voluto creare un’atmosfera raccolta, con una luce diffusa delicata proveniente da lampade a terra e a parete. Negli spazi comuni sono state scelte invece lampade a sospensione come un chandelier di grande impatto nella sala colazione, dove è stata collocata anche Expect the best, l’opera della visual artist Petra Polli.
La collezione d’arte
Il progetto artistico di Lasserhaus è firmato da due curatrici: Stefanie Prieth, per le opere d’arte contemporanea, e Rose Bourdon, per la collezione di famiglia.
Questi interventi artistici sono solo l’inizio di un’attività culturale che si diramerà su più livelli, dalle residenze d’artista, alla collaborazione con altri enti culturali fino alla crescita sistematica di una collezione d’arte.
AUTHOR
Federica Capoduri
Laurea in Disegno Industriale alla Facoltà di Architettura di Firenze. Si interessa al mondo editoriale scrivendo di design e architettura curando articoli e interviste a professionisti italiani e internazionali. Dal 2013 è membro del team di ricerca del Laboratorio MD del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara. Giornalista, dal 2017 collabora a LUCE.
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