Eventi
Cantieri di Gadda. Il groviglio della Totalità
By Stefania Dalla Torre
Pubblicato il
Luglio 2024
Lo spazio mostre Guido Nardi Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano ospita da giugno a ottobre 2024 l’esposizione Cantieri di Gadda ideata dal Centro Studi Gadda dell’Università di Pavia in collaborazione con la Scuola di Architettura del Politecnico di Milano.
In occasione delle molte iniziative per il cinquantenario della morte di Carlo Emilio Gadda (1893-1973), la figura del grande prosatore del Novecento è ora celebrata al Politecnico di Milano nella mostra Cantieri di Gadda che ne ripercorre la vita, gli ambienti e tutte le sue opere letterarie. Tale mostra è stata inaugurata allo Spazio Mostre Guido Nardi lo scorso 12 giugno con la presenza e gli interventi di Donatella Sciuto, rettrice del Politecnico di Milano, Francesco Svelto, rettore dell’Università degli studi di Pavia, Andrea Campioli, preside della Scuola AUIC, Stefano Campolongo, direttore del Dipartimento ABC e di tutti i curatori: Mariarosa Bricchi, Paola Italia, Giorgio Pinotti, Claudio Vela del centro Studi Gadda, Roberto Dulio, Massimo Ferrari, Claudia Tinazzi del Politecnico di Milano e con la collaborazione di Sofia Andreoli, Annalucia D’Erchia, Marco Malagodi, Daniela Mori.
La cultura politecnica
Con Cantieri di Gadda il Politecnico di Milano aggiunge un altro tassello all’ideazione e alla realizzazione di un ciclo di mostre che esalta e promuove la “cultura politecnica” fortemente caratterizzata dall’approccio alla scienza, alla tecnologia, all’arte e che integra la cultura tecnica con la cultura umanistica come forma di conoscenza, valorizzando il progetto come unico modo per intervenire sulla società e sull’ambiente nell’ottica della sostenibilità.
Tutte queste iniziative sottolineano la complessità e la capacità di saper affrontare e gestire diversi ambiti disciplinari analizzandoli e mettendoli in connessione tra loro. Le vicende del passato si intrecciano alle tante problematiche della contemporaneità con l’intento di risolvere insieme le grandi sfide che si prospettano nel prossimo futuro. Una mostra rivolta non solo a studiosi e professionisti, ma anche al grande pubblico, questa in sostanza la vera mission universitaria: creare valori formativi e anche ascolto della città e dei luoghi per condividerne i saperi, i risultati e generare la conoscenza nei confronti della società.
La mostra
“Troppo poveramente si schematizza, troppo arbitrariamente si astrae dal monstruoso groviglio della totalità” (Carlo Emilio Gadda)
Accanto a numerosi documenti, carte e manoscritti, la mostra narra il percorso di vita e professionale che contraddistingue la figura di Gadda. “Questa mostra accompagna il visitatore nei cantieri di Gadda: in un’officina sperimentale che genera progetti a ritmo incessante, all’interno di un sistema dove l’abbozzo non è meno importante dell’esecuzione, i piani di lavoro non meno illuminanti dei libri in cui (eventualmente) sfoceranno”, cosi i curatori descrivono l’esposizione e ci invitano a visitarla. “Il percorso espositivo non si limita a mettere in scena lo scrittore al lavoro ma, fedele al suo credo-manifesto, lo presenta immerso nel suo mondo” così come scritto da Gadda: “Ognun di noi mi appare essere un groppo, o nodo, o groviglio, di rapporti fisici e metafisici”.
La struttura e l’allestimento si snodano lungo un percorso conoscitivo organizzato in quattro tematiche o sezioni principali con reading di alcuni brani di Emilio Gadda a cura del Centro Studi Gadda.
Le quattro sezioni
La Guerra e la prigionia: il giovane alpino arruolato volontario nella Grande Guerra nel Regio esercito scrive Giornale di guerra e di prigionia (un diario che pubblicherà solo a partire dal 1955), la delusione militare e la morte del fratello Enrico, il ritorno a casa nella sua Milano. Un periodo difficile che lo cambierà: non è più, infatti, lo stesso uomo entusiasta di un tempo. Delusione e frustrazione si scontrano con la vocazione alla letteratura e alla filosofia e con le incomprensioni familiari e con la ricerca di un’occupazione. Sono esposti in mostra i documenti d’Archivio, come l’iscrizione e gli anni di studio al Politecnico (allora Regio Istituto Tecnico Superiore), dove Gadda si laurea in ingegneria elettrotecnica nel luglio 1920 e subito dopo lavora presso la Società Elettrica Sarda Centrale Elettrica spostandosi tra Portovesme, Iglesias e Cagliari. Convivono in Gadda le due anime di ingegnere e scrittore per altri due decenni. Nel 1932 è chiamato a Roma per sovraintendere alla costruzione della Centrale Elettrica della Città del Vaticano, dove lavorerà fino al giugno del 1934. Nel 1940 si trasferisce a Firenze, città dove aveva iniziato a collaborare nel 1926 con la prestigiosa rivista Solaria e dove ha l’occasione di conoscere i letterati Eugenio Montale, Tommaso Landolfi, Umberto Saba, Giacomo Debenedetti.
Milano e il nòster Politèknik resteranno sempre nel ricordo e nella memoria e li ritroviamo descritti nei suoi memorabili racconti. Proseguendo la mostra, in una teca vediamo gli oggetti conservati di quegli anni: strumenti tecnici ma anche d’affetto come il Regolo calcolatore degli anni Trenta e parte dell’Archivio Storico del Politecnico di Milano. Strumento manuale di calcolo, in uso prima dell’avvento delle calcolatrici tascabili a partire dagli anni Settanta, il Regolorè descritto da Gadda ne L’Adalgisa: “È noto che gli ingegneri, di tanto in tanto, sentono il bisogno di calcolare qualche cosa […] e per calcolare, è chiaro, hanno bisogno del regolo. Solo ai bagni di mare, a Spotorno, Valerio si separava dal regolo: dato che i tuffi, la salsedine, potrebbero ledere la scala: o ingranare il cursore”.
Immagini di ambienti, vie, palazzi, mobili e oggetti personali delle stanze in cui ha vissuto e lavorato: la sua macchina da scrivere, la libreria, un tavolo ma anche il fazzoletto, i gemelli della camicia, le scarpe, la valigia. Dalle fotografie d’epoca alle riviste di un giovane studente di ingegneria e dei suoi amici, i manifesti e le descrizioni della Milano d’epoca. Mappe interattive connettono e ci mostrano i momenti salienti della sua vita, Milano e L’Adalgisa, Roma e il Pasticciaccio. È il 1953, l’anno dell’incontro con Livio Garzanti, uomo “coraggioso e generoso”, nonché illuminato editore che lo convincerà a portare a termine il Pasticciaccio, mentre nel 1955 firma un importante contratto con Einaudi per la pubblicazione di un Supercorallo che raccoglie le prime opere narrative. Nel 1957 la pubblicazione del Pasticciaccio decreterà definitivamente l’ingresso di Gadda nello star system editoriale.
“Un libro è il prodotto della mia fisiologia, nel mio ambiente” ci spiega Gadda, il suo ultimo ambiente di lavoro sarà la casa in Via Blumenstihl a Roma, dove morirà il 21 maggio del 1973.
L’ambiente privilegiato resterà per sempre il suo universo linguistico, fatto di contaminazioni e che attinge da svariati mondi, francese e tedesco, di cui era studioso, dialetti e linguaggi tecnici, espressioni tratte dalla quotidianità e soluzioni linguistiche raffinate, “un pasticcio curioso” che contiene vita e poetica, dialettica e appropriazione, dove struttura e scrittura si mescolano reinventandosi in nuove direzioni e prospettive creando qualcosa di unico e personale. La narrazione si unisce anche al disegno che diventa a sua volta una delle espressività peculiari di Gadda, una forma di conoscenza della realtà imparata dalla formazione universitaria nei tavoli del Politecnico e che ritroviamo nelle numerose Tavole tecniche conservate negli archivi fino alle immagini astratte in Meditazione Milanese.
Proseguendo ritroviamo, infine, i ritratti realizzati da vari amici e artisti, mentre una sezione video racconta il valore e l’importanza della lingua di Gadda, l’unicità dello scrittore. Conclude la mostra la sezione fotografica dedicata ai luoghi e agli scorci della città di Milano e Roma attraverso le belle e raffinate immagini in bianco e nero di Marco Introini, accompagnate da frasi e testi di Gadda stesso.
“Il cielo quadrato era tutto luce, come da eterna presenza dei confessori, dei quattro: uno per lato. La povera anima domandava un aiuto alla sua pena: la dolce parola della speranza, la misericorde parola della carità. Fede ne aveva lei più di tutti” (Quer pasticciaccio brutto de via Merulana).
AUTHOR
Stefania Dalla Torre
Stefania Dalla Torre è laureata al Politecnico di Milano in architettura e libera professionista. Scrive per riviste architettura e design. Dal 2023 collabora con la rivista LUCE.
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