A pochi giorni del suo compleanno David Lynch è mancato a seguito di un enfisema polmonare, avrebbe compiuto 78 anni il 20 gennaio. Da più di un anno non poteva lasciare la sua casa. Tuttavia, l’anno scorso ha dedicato al pubblico della Fiera di Rho-Pero a Milano, durante il Salone del Mobile, due “stanze” identiche intitolate Interiors by David Lynch. A Thinking Room (Interni di David Lynch. Una stanza per pensare), con la curatela di Antonio Monda, giornalista e scrittore che è stato direttore artistico della Festa del Cinema di Roma.
Questi allestimenti non erano stati da lui progettati per indurre a riflettere o meditare, bensì per stimolare il pensiero, per restituire qualcosa allo spettatore che forse non conosceva. Ecco le parole di Lynch nel descrivere la sua thinking room: “Anche solo pensare di poter immaginare una stanza per pensare è piacevole. Una stanza che aiuti a farlo accadere. Il pensiero, intendo”.
David Lynch era stato in mostra a Milano anche nel 2008, nel Palazzo della Triennale, con The Air is on Fire, curata da Hervé Chandès. Questa grande mostra retrospettiva proveniva da Parigi, dove la Fondation Cartier aveva deciso di mostrare l’incredibile portata artistica di Lynch. Inoltre, sempre a Milano, durante la 23sima Esposizione Internazionale della Triennale, intitolata Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries, a cura dell’astrofisica dell’ESA Ersilia Vaudo e dell’architetto vincitore del Pritzker Prize 2022 Francis Kéré, per tutta la durata della mostra, alle 19:00 David Lynch annunciava le previsioni del tempo dalla sua casa di Los Angeles con il Weather Report.
I film firmati da David Lynch
Certamente, per chi ha avuto occasione di vederli, i film da lui diretti sono indimenticabili. Ne citiamo alcuni, Twin Peaks (serie tv e film), Velluto Blu, The Elephant Man, Cuore selvaggio, ispirato a Shakespeare e al Mago di Oz, e Mulholland Drive, in cui recita Naomi Watts e il cui titolo fa riferimento alla famosa via di Los Angeles che è stata parzialmente danneggiata dai recenti roghi. Si tratta di pellicole tutte con un sottofondo inquietante di presenze altre, forse in altre dimensioni, straordinariamente rese dal geniale ed enigmatico regista americano, maestro nell’insinuare dubbi ai suoi spettatori.
Il chiaro e l’oscuro
Antonio Monda, che insegna tra le altre cose cinema e televisione a New York ed è stato amico di Lynch, nell’intervista rilasciata per il numero 348 di LUCE (2024) rivelò alcuni lati nascosti del regista. Raccontò ai nostri lettori che quando venne chiamato a curare il progetto delle thinking rooms, Lynch lo accolse in un vero e proprio laboratorio artigiano, dove, gli spiegò, era solito lavorare il legno per farne dei mobili: “Per Lynch non esiste nulla di inanimato e nulla che non abbia un’intima, vibrante vitalità. Ciò è evidente in tutto ciò che crea a partire dal suo cinema visionario, passando dall’arte figurativa e nei mobili che disegna. Le due Thinking Room realizzate per il Salone del Mobile ci immergono in un universo armonicamente compiuto grazie alla pulsione vitale di ogni singolo dettaglio, e Lynch riesce a sedurci ribadendo che la vera arte non offre risposte, ma pone domande”.
In quell’intervista soggiunse: “Lynch è sempre stato identificato con storie violente, turpi, oltre a Twin Peaks pensate per esempio a Velluto Blu (Blue Velvet) con Isabella Rossellini, eppure in realtà i suoi film hanno quasi sempre un lieto fine. E in un film bellissimo e poco conosciuto, Una storia vera (The Straight story), David Lynch racconta un momento di riconciliazione e di amore tra due fratelli. Lui ha dentro di sé questa luce”.
Breve biografia di David Lynch
Sebbene sia conosciuto soprattutto per i suoi film, Lynch ha inizialmente studiato per diventare pittore. La pittura di Lynch è caratterizzata dall’assenza di colore; le sue opere sono attualmente esposte in musei e gallerie d’arte come il Museum of Modern Art di New York e la Pennsylvania Academy of the Fine Arts di Filadelfia. Intraprende in un secondo tempo la via del cinema divenendo regista, sceneggiatore e produttore e ottenendo numerosi riconoscimenti e premi, tra cui la Palma d’oro a Cannes nel 2001, il Leone d’Oro alla carriera nel 2006 e, dopo diverse nomination, l’Oscar alla carriera nel 2019.
Nel cinema l’uso della luce mette a fuoco tutti i lati della realtà e al lato oscuro non poteva mancare il lato chiaro. David Lynch ci lascia in eredità una fondazione (controversa per la metodologia) che opera in tutto il mondo per introdurre la meditazione nelle scuole. Il famoso regista che ha raffigurato il male nella figura sterminatrice demonica di Bob ricordata dalla frase “fire walk with me” (fuoco cammina con me) si è, infatti, impegnato negli ultimi anni in un progetto che, partendo dalle scuole, possa cambiare il modo di percepire la realtà e i sentimenti attraverso una metodologia introspettiva, auspicando una crescita positiva e ottimista. Ad esempio in Italia la fondazione David Lynch si è prodigata nel “healing the healers”, curiamo chi cura, rivolta al nostro personale sanitario durante la passata pandemia.
David Lynch è stato un maestro dell’immagine e del suono, un uomo complesso che ha segnato il modo di fare cinema e televisione soprattutto sul finire dello scorso secolo e ha inciso profondamente sulla evoluzione dei media audiovisivi. I suoi familiari hanno raccontato come dicesse loro durante la sua malattia “Keep your eye on the donut and not on the hole” (guardate la ciambella non il buco), noi diremmo “vedete il bicchiere mezzo pieno, mai mezzo vuoto”.
AUTHOR
Monica Moro
Collabora a LUCE dal 2014, scrive di architettura, design e colore. Nata in Svezia, dove ha insegnato per diversi anni design all'Università LNU. Cultore presso il Politecnico di Milano. La sua formazione architetto e industrial design Domus Academy, ha collaborato con Andrea Branzi. Designer freelance e ricercatrice sul colore e la valorizzazione del patrimonio culturale. Passione coltivata lo Yoga
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