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“Ringrazio il direttore delle luci perché senza di lui non avrei potuto fare il film” è la scritta che compare subito dopo la fine del film Jeanne du Barry -La Favorita del Re della regista Maïwenn presentato all’ultimo festival di Cannes. Il direttore della fotografia citato è Laurent Dailland. Da appassionata di cinema e di luce sono stata molto contenta di leggere le parole della regista, perché testimoniano l’importanza crescente della luce in tutti gli ambiti e del suo enorme potenziale nel creare le giuste atmosfere, non solo quelle che accompagnano la nostra vita quotidiana, ma anche quelle che attivano e condizionano la nostra dimensione emotiva.
E, in effetti, nella Versailles pop della Maïwenn la luce entra nella costruzione della storia in modo fondamentale per definire soprattutto i personaggi e lo stesso Luigi XV interpretato dal bravo Johnny Deep. A proposito di riconoscimenti e ritornando al mondo della vita reale l’UNI ha avviato l’inchiesta pubblica finale relativa alla norma che certifica la figura professionale del lighting designer. Si tratta di un primo passo per arrivare a definire i requisiti normativi di una professione, quella del lighting designer, sempre più importante al fine di progettare la giusta e corretta illuminazione degli ambienti sia pubblici che privati.
Affronteremo l’argomento più dettagliatamente nel prossimo numero di LUCE attraverso un approccio obiettivo per comprenderne soprattutto le concrete implicazioni in ambito professionale. Anche in questo numero parliamo di progetti, di esperienze, di visioni, di formazione, di nuove tendenze del design, di nuovi scenari nell’ambito della tecnologia e della ricerca. Da tutte le interviste fatte a diversi personaggi, provenienti da ambienti ed esperienze anche molto lontane fra loro, emerge la necessità di tendere sempre più a un nuovo umanesimo che, soprattutto attraverso la creatività, l’arte e la cultura, possa essere espressione di una sintesi perfetta tra passato e futuro, tradizione e innovazione. Un umanesimo non antropocentrico, ma attento ai nuovi paradigmi culturali legati all’ambiente, agli ecosistemi e alla sostenibilità. Tematica che in questo numero è presente non come rubrica, ma come speciale con diversi articoli di approfondimento dedicati all’economia circolare che, oggi, non rappresenta più solo un’opportunità di crescita e di nuovi modelli di business, ma è diventata una necessità. Ce lo dimostrano alcuni importanti indicatori come le conseguenze catastrofiche del cambiamento climatico e la dipendenza da materie prime che tendono a scarseggiare sempre di più. In questo contesto anche il mondo dell’illuminazione sta facendo la sua parte. Così, grazie alla collaborazione con Università e Centri di ricerca, le imprese studiano nuovi materiali ecosostenibili, progettano prodotti riutilizzabili e duraturi nel tempo per favorire il processo di transizione ecologica attraverso nuove forme di responsabilità sociale e ambientale. Concludo citando l’intervista a Laura Bellia docente di illuminotecnica, lighting design e fisica tecnica all’Università Federico II di Napoli, da giugno nuova presidente AIDI (Associazione Italiana di Illuminazione), alla quale LUCE fa tanti auguri di buon lavoro. Laura Bellia ci spiega quanto sia importante fare sistema e instaurare un dialogo costruttivo tra le varie parti della filiera della luce, fondamentale per essere più forti al fine di far conoscere l’illuminazione in modo corretto e difendere valori come quello della qualità e della cultura della luce.
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