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Fabrizio Plessi, Nero Oro, Fondazione Peruzzo. Photo © Ugo Carmeni 2024

Nero e Oro in dialogo con l’architettura e la storia: la mostra monografica di Fabrizio Plessi nell’ex Chiesa di Sant’Agnese a Padova

By Cristina Ferrari
Pubblicato il
Giugno 2024

Dopo Mari Verticali al Padiglione Venezia dei Giardini della Biennale (2011), Liquid Life. Liquid Light alla Biennale Arte del 2015, e L’Anima di Pietra al Museo Pushkin di Mosca (2018), Padova e la Fondazione Alberto Peruzzo, istituzione no-profit istituita nel 2015 su iniziativa dell’imprenditore Alberto Peruzzo, rendono omaggio a Fabrizio Plessi, grande artista veneziano di adozione, con la mostra monografica Nero Oro, a cura di Riccardo Caldura.

Si tratta di un progetto espositivo site specific, visitabile fino al 13 ottobre 2024, che per la prima volta occupa tutti gli spazi dell’ex Chiesa di Sant’Agnese con le opere di un solo artista e che celebra gli 84 anni del Maestro dell’arte contemporanea italiana in occasione della 60° edizione della Biennale Arte di Venezia.

Fabrizio Plessi, Nero Oro, Fondazione Peruzzo. Photo © Ugo Carmeni 2024
Fabrizio Plessi, Nero Oro, Fondazione Peruzzo. Photo © Ugo Carmeni 2024

La mostra

Fabrizio Plessi, Nero Oro, Fondazione Peruzzo. Photo © Ugo Carmeni 2024

La mostra racconta “la sostanza aurea, al tempo stesso preziosa e rigeneratrice, incorruttibile e benaugurante, capace di fondere tradizione e innovazione, classicità e tecnologia, in dialogo con il Nero, mettendo in scena la dialettica e la rappresentazione di un processo alchemico che rimanda al passaggio dalla notte al giorno, dalla materia grezza alla massima espressione umana, e che si compone di tre momenti articolati nelle tre aree principali dell’ex chiesa del XII secolo. L’intero progetto Nero Oro è “una sintesi di decenni di creazione dedicati dall’artista agli elementi primari dell’Acqua, della Terra, del Fuoco e dell’Aria, oggi approdata agli elementi essenziali dell’Oro e del Nero: questi ultimi danno vita a opere che, nel dialogo con spazi tanto carichi di storia e significati, sono in grado di rinnovarsi costantemente”.

La mostra è composta anche da interventi creati per dialogare con la storia dell’edificio, fatta di memoria e stratificazioni, che ben si integra con il concetto di Età dell’Oro. Il precorso parte dalla Navata in cui un’opera aurea, archetipo di un mosaico, dialoga idealmente con i frammenti d’affresco del Trecento ritrovati nel corso del restauro, mentre nell’Ipogeo, dove sono esposti alcuni reperti archeologici, una colata d’oro sembra invadere i resti di una strada romana ancora visibile e, infine, si conclude nella ex Sacrestia, con oltre 100 disegni che raccontano l’evoluzione del tema dell’Oro nella poetica del Maestro.

“Richiamandosi a questa tensione fra sfondo e luce, fra nero e oro, ed è una novità nell’utilizzo dello spazio padovano, anche la parte ipogea viene coinvolta nel percorso espositivo – dichiara Riccardo Caldura, curatore della mostra –. Un nuovo lavoro video concepito per la Fondazione Alberto Peruzzo riprende la relazione con il contesto storico della ex-chiesa e in particolare con le tracce di lastricato romano emerse durante gli scavi. Il motivo del lastricato viene ripreso e sottoposto a un processo di sublimazione digitale che lo dematerializza, restituendo così la consunzione che il tempo imprime alle cose in un aureo fluire luminoso”.

La Navata

Per quanto riguarda la Navata, su una grande parete nera, “collocata trasversalmente così da rompere la simmetria dello spazio”, si staglia un mosaico luminoso vibrante in cui ogni tessera sembra composta da un fluido dorato, opera in cui viene testimoniato il rapporto con il passato, considerato un’eredità viva da cui attingere, “un passato, dunque, da intendere piuttosto come un presente, quasi che la stessa natura di cui è composta l’opera di Plessi, la luce, trapassasse subitaneamente stagioni temporalmente distanti se concepite a scala umana, ma che il mezzo evidenzia invece essere contemporanee”, come spiega Riccardo Caldura.

Fabrizio Plessi, Nero Oro, Fondazione Peruzzo. Photo © Ugo Carmeni 2024
Fabrizio Plessi, Nero Oro, Fondazione Peruzzo. Photo © Ugo Carmeni 2024

L’ex Sagrestia

I visitatori entrano quindi nell’ex Sagrestia dove, dopo Senza titolo, opera permanente del 1996 di Kounellis composta da una trave in legno di circa quattro metri, è esposto Legàmi, grande disegno di Plessi del 1970 che introduce a un percorso immersivo e analitico nelle fasi iniziali del suo lavoro, caratterizzate da numerosi studi e disegni. Infatti in tutta la carriera del Maestro “il disegno ritma una sorta di ripetuta pratica dell’artista che, nel tempo, ha generato materiali di grande qualità, sia in termini di opere a sé stanti, autonome, quanto di elementi indispensabili per comprendere l’evolversi della concezione delle grandi installazioni e delle opere multimediali. Estratti dalle grandi cassettiere presenti nello studio dell’artista alla Giudecca, dove sono conservate centinaia di disegni, schizzi, quaderni, costituiscono, nelle parole dello stesso artista, ‘la parte biologica e genetica del mio lavoro’, la navigazione quotidiana basata su una ‘attrezzeria’ ‘secca, elementare, povera e spartana’, apparentemente lontana dalla complessità delle tecnologie utilizzate dall’artista, ma che in realtà aiuta a comprendere quel che più gli preme: il processo di ‘umanizzazione’ a cui vanno sottoposte le medesime tecnologie”.

Sempre nell’ex Sagrestia è in mostra una ricca raccolta di disegni che permette di entrare nella più intima officina di Fabrizio Plessi, “seguirne le fasi della concezione compositiva e la molteplicità di varianti formali che può assumere la tensione originaria del suo processo ideativo”.

Fabrizio Plessi, Nero Oro, Fondazione Peruzzo. Photo © Ugo Carmeni 2024
Fabrizio Plessi, Nero Oro, Fondazione Peruzzo. Photo © Ugo Carmeni 2024

AUTHOR

Cristina Ferrari

Laureata con lode in lettere classiche all’Università degli Studi di Verona, con tesi in archeologia, è giornalista pubblicista dal 2012 e collabora a diverse testate tra cui Archeo, Medioevo, LUCE

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