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LOVE – HATE: prorogata fino al 30 ottobre la mostra dedicata all’arte dell’ossimoro di Enrico Antonello
By Cristina Ferrari
Pubblicato il
Settembre 2024
INDICE
È stata prorogata fino al 30 ottobre la mostra LOVE – HATE, mostra personale di Enrico Antonello, vincitore del 10° Premio Cramum, premio annuale indetto dal 2013 con l’obiettivo “di sostenere le eccellenze artistiche in Italia e all’estero attraverso mostre e collaborazioni di fama internazionale”. L’esposizione, visitabile al Mercato Centrale Milano, svela il “Point of View” dell’artista veneto, mettendo “in luce” le contraddizioni e la difficoltà di comunicare tipiche della nostra epoca, tramite ossimori che danno vita a una poesia visiva tridimensionale e immersiva senza compromessi.
La mostra
La mostra a cura di Sabino Maria Frassà, direttore artistico di Cramum, è parte della collaborazione avviata nel 2022 tra Mercato Centrale Milano e Cramum, progetto non profit dedicato ai nuovi talenti dell’arte contemporanea in Italia e all’estero, ed espone Point of view, ciclo di opere rappresentate da box luminosi stampati in 3D nei quali si possono leggere due parole opposte dal punto di vista degli spettatori, che esprime un importante passo nella maturazione del linguaggio dell’artista, “ormai pienamente riconoscibile e maturo”, testimonianza del personalissimo “punto di vista” dell’artista stesso, in un momento preciso e irripetibile.
La sua ricerca artistica, infatti, si concentra principalmente su luce, suono e movimento e le sue installazioni multimediali esplorano il mondo del settore industriale, con riferimenti estetici e funzionali presenti nelle correnti architettoniche del Decostruttivismo e del Brutalismo, riflettendo sul significato della pittura contemporanea ed esplorando la sua bidimensionalità e l’uso innovativo dei mezzi espressivi.
Enrico Antonello “fa dell’ossimoro la vera materia della propria ricerca di questo inedito progetto artistico, in cui ha progettato e realizzato personalmente”. Se le due parole nei box sono opposte a seconda del punto di vista di chi le osserva, “frontalmente, invece, è il caos, una voragine letterale che non permette alcuna lettura, obbligando lo spettatore a muoversi per riuscire a comprendere la scritta. Così come Brunelleschi selezionava con cura il punto di vista dal quale osservare la cattedrale di Santa Maria del Fiore per interpretare la sua realtà attraverso le regole della prospettiva, questo ciclo di lavori invita lo spettatore a scegliere un punto di vista preciso per la fruizione dell’opera, della quale non si potrà mai avere una visione completa”.
Le parole selezionate, sempre scritte in maiuscolo e scelte tra le più comuni e stereotipate nella lingua inglese, sono, nell’ordine del punto di vista dell’artista, OPEN – CLOSE, CLEAN – DIRTY, TRUE – FALSE, INSIDE – OUT, LIFE – DEATH, SOFT – ROCK, LOVE – HATE (titolo della mostra stessa), GOOD – BAD, VICTORY – DEFEAT, SWEET – BITTER, scelta che non vuole fornire risposte definitive o formulare teorie rigide, ma “stimolare l’immaginazione personale dello spettatore attraverso il ‘bombardamento’ di ossimori, anche visivi, che possono essere interpretati in un numero infinito di modi, da altrettanti punti di vista. D’altronde, l’ordine tra i due elementi dell’ossimoro è mobile e fissato solamente nel titolo dall’artista”.
“Gli ossimori inconciliabili di Enrico Antonello – spiega Sabino Maria Frassà – sono volutamente disposti nello spazio della mostra in modo del tutto casuale a formare una infinità di associazioni di idee in continua evoluzione. È una forma di poesia visiva contemporanea, che racchiude una profonda solitudine e incomunicabilità negli occhi e nei movimenti – imprevedibili – di ciascun osservatore. Antonello dimostra così di essere un purista quasi nichilista della parola. L’artista si muove contro ogni forma di populista quanto demagogica forma di ‘ossimoro conciliante'”.
D’altra parte, come afferma lo stesso artista: “Le parole non sono solo segni ma manifestazioni che danno vita alle nostre visioni più profonde. Fungono da chiave per l’immaginazione, aprendo porte verso mondi inesplorati dandoci la speranza di riuscire a comunicare ciò che altrimenti rimarrebbe intrappolato nel silenzio. Nel tessuto delle parole risiede il potere di trasformare, ispirare e cambiare, perché sono più di meri strumenti linguistici: sono l’essenza stessa dell’esistenza. Con ogni pennellata verbale, forgiamo destini e plasmiamo ideali; solo così possiamo esistere nel nostro presente”.
AUTHOR
Cristina Ferrari
Laureata con lode in lettere classiche all’Università degli Studi di Verona, con tesi in archeologia, è giornalista pubblicista dal 2012 e collabora a diverse testate tra cui Archeo, Medioevo, LUCE
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