Personaggi
Elisabetta Sgarbi: “Nel cinema il buio è una variazione della luce”
By Cristina Tirinzoni
Pubblicato il
Dicembre 2024
INDICE
- 1 Intervista "al volo"
- 1.1 La prima associazione che le viene in mente se dico luce?
- 1.2 La luce naturale che più la emozionata?
- 1.3 È più innamorata della luce o dell’inquadratura?
- 1.4 Che ruolo ha nella sua cinematografia la luce?
- 1.5 Come costruisce la drammaturgia della luce?
- 1.6 Come è cambiata nel tempo la luce nella sua cinematografia sul fronte della tecnologia?
- 1.7 Ha presentato al Festival del cinema di Roma un sofisticato noir, L'isola degli idealisti, ispirato all’omonimo romanzo di Scerbanenco (pubblicato da La nave di Teseo), andato perduto e riscoperto dalla figlia Cecilia Scerbanenco. Come ha trattato la luce?
- 1.8 Che tipo di luce ha voluto per il docufilm su Nino Migliori "Viaggio intorno alla mia stanza"? Quali ottiche hai usato?
- 1.9 La rosa dipinta da Franco Battiato è il simbolo de "La Milanesiana" fin dalla prima edizione. L’opera diventa ogni anno una scultura luminosa e sonora in formato gigante (circa 3 metri) straordinariamente pop, realizzata dall’artista della luce Marco Lodola in plexiglas, illuminata internamente con neon o tubi luminosi. Come nasce l'incontro con questo artista?
- 1.10 Le più belle lampade che hanno fatto la storia di design secondo lei?
- 1.11 Tre lampade del cuore che ha in casa?
- 1.12 In giro per Milano con gli scrittori e tanti ospiti de La Milanesiana. Dove li porta?
- 1.13 Una prossima Milanesiana dedicata alla luce?
LUCE incontra Elisabetta Sgarbi, una delle personalità più autorevoli e vulcaniche del panorama culturale italiano, che spazia dall’editoria al cinema, dal fumetto alla musica, dall’arte alla scienza. II suo progetto è proprio quello di promuovere il dialogo fra saperi e arti diverse.
Lavora tanto, dorme poco, è sempre in movimento con il pensiero, come lo sono i suoi occhi inquieti (quando non li nasconde con i suoi occhiali colorati e bizzarri dalle lenti scure, anche di notte). Ama gli outfit da rockstar, gli accostamenti inaspettati. Della sua persona si sa poco, quello che da sola decide di voler raccontare, e possiede l’energia di una pila che non ha bisogno di ricarica. Affronta tutti gli impegni con rigore calvinista, controlla tutto. Timida (“Ogni volta che devo affrontare un incontro pubblico sono terrorizzata. Però ho imparato a essere forte, a combattere), riservata e defilata.
Una biografia difficilissima da contenere in poche righe, quella di Elisabetta Sgarbi. Cresciuta circondata da libri e quadri, si è laureata in farmacia (come i genitori), ma poi ha subito scelto il mondo dell’editoria, prima presso lo Studio Tesi di Pordenone, poi il salto a Milano alla Bompiani, dove ha lavorato come ufficio stampa, editor e poi direttore editoriale. Nel 2015 ha lasciato la Bompiani per fondare il gruppo editoriale La nave di Teseo, di cui è direttore generale e direttore editoriale ed è presidente di Baldini+Castoldi, La Tartaruga, linus e Oblomov Edizioni, case editrici e riviste acquisite dal gruppo stesso. Da 25 anni (“Venticinque anni di libertà, passione, indipendenza, scelte ardite, scommesse, con l’orgoglio di portare avanti un discorso artistico”) guida La Milanesiana, grande manifestazione culturale uscita dai confini meneghini per portare arte, musica e letteratura in tutta Italia. Ha ideato e dirige linus – Festival del fumetto ad Ascoli Piceno. È promotrice di mostre, ultima la personale Franco Matticchio. Qualche volta allestita al Volvo Studio di Milano fino all’11 gennaio 2025, spazio in cui aveva già portato le copertine disegnate da Manuele Fior per i romanzi di Scerbanenco.
Il 2 dicembre 2024, in qualità di direttore generale e direttore editoriale de La nave di Teseo ha ricevuto il premio per l’Editoria del Franco Cuomo International Award 2024, intitolato allo scrittore, giornalista e drammaturgo scomparso nel 2007, come riconoscimento “ad una intellettuale poliedrica e raffinata che ha saputo creare un polo editoriale indipendente che, in pochi anni, si è affermato come uno dei principali promotori della letteratura di qualità, puntando su autori di rilievo e opere di grande valore”.
Dal 1999 dirige e produce i suoi lavori cinematografici e ha all’attivo oltre 70 opere tra documentari, cortometraggi, lungometraggi e filmini musicali, il suo primo lungometraggio, prodotto da Betty Wrong – il suo alter ego, una traduzione libera di Elisabetta (Betty) e Wrong (Sbagliata) -, è stato Notte senza fine. Il suo è un cinema personale, intimo. Della memoria. Come Gatto e la casa dei fantasmi (2023), in cui protagonista è il gatto che abitava nel cortile della casa ferrarese dei suoi genitori, prima della loro morte. nel 2020 ha fondato la Betty Wrong Edizioni Musicali e ha iniziato a formare il gruppo musicale Extraliscio che ha portato al Festival di Sanremo, dopo avergli dedicato il film Extraliscio – Punk da balera (“La balera per me è libertà, il punk è la moltiplicazione di quella libertà”).
Intervista "al volo"
La prima associazione che le viene in mente se dico luce?
Buio.
La luce naturale che più la emozionata?
La luce del Delta del Po al tramonto.
È più innamorata della luce o dell’inquadratura?
L’inquadratura è la forma dell’occhio. “Il mondo vive nell’inquadratura”, diceva Luigi Ghirri.
Che ruolo ha nella sua cinematografia la luce?
La luce è la condizione di possibilità del cinema. Anche il buio, anche il buio più fondo, anche il nero, al cinema, è una variazione della luce.
Come costruisce la drammaturgia della luce?
La luce al cinema “si costruisce”. Per questo esiste un direttore della fotografia. Ma si costruisce anche il buio, che spesso è luminoso.
Come è cambiata nel tempo la luce nella sua cinematografia sul fronte della tecnologia?
I mezzi tecnici non credo abbiano sostanzialmente modificato il lavoro della fotografia al cinema. Magari lo hanno facilitato. Ma i grandi direttori della fotografia del passato rimangono maestri anche oggi.
Ha presentato al Festival del cinema di Roma un sofisticato noir, L'isola degli idealisti, ispirato all’omonimo romanzo di Scerbanenco (pubblicato da La nave di Teseo), andato perduto e riscoperto dalla figlia Cecilia Scerbanenco. Come ha trattato la luce?
Ci sono molti interni, esterni notte e interni notte. In spazi molto ampi, con molti attori. Un lavoro molto complesso. Ma credo normale al cinema.
Che tipo di luce ha voluto per il docufilm su Nino Migliori "Viaggio intorno alla mia stanza"? Quali ottiche hai usato?
Ottiche Zeiss.
La rosa dipinta da Franco Battiato è il simbolo de "La Milanesiana" fin dalla prima edizione. L’opera diventa ogni anno una scultura luminosa e sonora in formato gigante (circa 3 metri) straordinariamente pop, realizzata dall’artista della luce Marco Lodola in plexiglas, illuminata internamente con neon o tubi luminosi. Come nasce l'incontro con questo artista?
Il rapporto nacque grazie a mio fratello Vittorio e a Umberto Eco. Volevamo rendere omaggio a Umberto Eco ad Alessandria e Lodola – con la mediazione di Vittorio – mi propose un monumento catodico e luminoso che si può ammirare all’ingresso della Biblioteca Civica della città. Da allora ogni anno, nell’ambito del La Milanesiana, con Lodola inauguriamo in una città diversa una rosa luminosa ispirata alla rosa di Franco Battiato e rielaborata da Franco Achilli. Un complesso e avvincente giro di “traduzioni” delle immagini.
Le più belle lampade che hanno fatto la storia di design secondo lei?
La lampada Arco di Achille Castiglioni, la lampada Costanza di Paolo Rizzatto e la lampada a parete orientabile di Gaetano Scolari.
Tre lampade del cuore che ha in casa?
Quelle che ho appena citato, le ho tutte e tre.
In giro per Milano con gli scrittori e tanti ospiti de La Milanesiana. Dove li porta?
Alla Pinacoteca di Brera, dove ci sono almeno due opere del mio cuore: la Pala di Brera di Piero della Francesca e la Pala Portuense di Ercole de’ Roberti: due fari della mia vita. E in una vecchia gelateria che conosco solo io.
Una prossima Milanesiana dedicata alla luce?
Una buona idea. Alla luce e al buio.
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