Inquinamento luminoso: problemi e soluzioni

Sono tanti i risvolti dell’eccessiva invasività dell’illuminazione. Problematiche spesso ancora da approfondire nella prospettiva di una maggiore tutela ambientale.

Con il termine “Skyglow” si intende, nel mondo anglosassone, la luminescenza del cielo notturno prodotta dalle luci artificiali che causa la scomparsa della vista delle stelle. Se ne parla tanto, almeno in certi ambiti di studio sull’ambiente. Sebbene alcuni articoli e siti internet siano ritenuti affidabili e autorevoli, trattare questo tema non è semplice in quanto i dati non sempre sono aggiornati e, talvolta, vengono presentati in modo confuso.

Non solo astronomia

Nell’era dell’illuminazione ventiquattr’ore al giorno per sette giorni alla settimana, l’eccesso di luce è diventato un problema urgente
Photo courtesy Davide Trezzi

La discussione sull’inquinamento luminoso, all’origine, nasceva dall’attività scientifica dell’osservazione astronomica. I risultati ottenuti mostrano, infatti, come si sia già superato del 10% il limite critico della luminosità. A riguardo, è interessante rilevare come proprio i metodi e i risultati ottenuti in questo campo possano aiutare a pianificare contromisure per ridurre l’impatto dell’inquinamento luminoso, estendibili alla protezione dell’ambiente notturno dalla luce artificiale (ad esempio sulla biodiversità, sul comportamento e sulla fisiologia degli animali e sulla salute umana).

Infatti, tutti gli esseri viventi sulla Terra si basano su ritmi legati alla luce. Ma ormai non esiste angolo del mondo che non abbia le sue “notti bianche” artificiali. Nel momento in cui si altera questo equilibrio con l’irraggiamento di luce artificiale sugli ecosistemi in cui vivono e si riproducono gli esseri viventi, vi è il rischio molto concreto di creare danni irreversibili. Inizialmente, alcune indagini (anni Novanta del Novecento) avevano evidenziato una mutazione comportamentale delle tartarughe di mare nella deposizione delle uova, in particolare, le radiazioni luminose emesse dalle lampade ai vapori di mercurio (e quindi anche da tutte quelle lampade che hanno emissioni spettrali ampie) interferivano con lo spettro di sensibilità visiva di questi animali che confondevano le luci delle lampade con la luce diurna. Sulle spiagge di nidificazione la minaccia è seria per la continuazione della specie stessa, pena la completa estinzione.

Ricerche più recenti (Light pollution is a driver of insect declines, 2020) dimostrano una diminuzione della popolazione di alcuni insetti a causa dell’interferenza della luce di origine antropica con la crescita, la mobilità, la nutrizione e le possibilità riproduttive di diverse specie di insetti, in aggiunta alle accresciute opportunità di predazione degli insettivori.

illuminazione pubblica

La luce per la maggior parte dei sistemi biologici è un fattore vitale: tutte le forme di vita nella loro evoluzione non hanno potuto prescindere dall’esistenza della principale sorgente di luce per il nostro pianeta, il Sole
Photo courtesy Davide Trezzi

Strettamente legata all’inquinamento luminoso è l’illuminazione pubblica, tradizionalmente considerata un servizio irrinunciabile da parte delle municipalità, oggi messa in discussione anche a causa dell’aumento del consumo di energia elettrica, legato a sua volta all’emissione di gas climalteranti.

In assenza di dati nazionali, possiamo riferirci a quanto calcolato in un anno medio, solo negli Stati Uniti, dove l’illuminazione esterna utilizza circa 120 terawattora di energia, principalmente per illuminare strade e parcheggi. Si tratta di energia sufficiente a soddisfare il fabbisogno elettrico totale della città di New York per due anni!

DarkSky stima che almeno il 30% di tutta l’illuminazione esterna solo negli Stati Uniti venga sprecata, principalmente da luci non schermate. Ciò equivale a 3,3 miliardi di dollari e al rilascio di 21 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno! Per compensare tutta questa anidride carbonica, dovremmo piantare 875 milioni di alberi ogni anno.

Ma gli sprechi non riguardano solo l’illuminazione pubblica, ma anche quella degli edifici e, in tal senso, basti pensare a quelli adibiti a uffici che rimangono illuminati anche la notte quando sono vuoti.

Le norme

L’Italia non è dotata di una legge dello Stato per la tutela del cielo notturno ma, in compenso, è piena di una serie di leggi regionali e di una provinciale (Trentino). Ad esempio, la legge regionale lombarda, approvata nel 2000, con successive modifiche fino al 2015 (LR 31/15) dimostra che, da oltre vent’anni, sono state introdotte norme in materia, ma poco è stato effettivamente applicato. La norma più recente (UNI10819 del 2020) costituisce comunque uno strumento valido a supporto delle leggi regionali, perché non prescrive valori ma definisce un metodo di calcolo e misura compatibili con i valori e i vincoli prescritti dalle leggi regionali stesse.

Effetti di rimbalzo

L’alternarsi tra giorno e notte, tra luce e buio, è un fattore fondamentale per la vita degli esseri viventi siano essi animali che piante
Photo courtesy Davide Trezzi

Gli ultimi due decenni hanno evidenziato una persistente ricerca di lampade con efficienza luminosa più elevata, cioè rapporti più elevati tra luce visibile prodotta ed energia elettrica consumata. Ciò porterà, nel lungo termine, a una riduzione della quantità complessiva di energia utilizzata per mantenere i nostri attuali standard di illuminamento (e stili di vita). Tuttavia, si registra come gli incrementi nell’efficacia luminosa tendano a dar luogo a maggiori quantità di luce emessa (attraverso l’estensione della superficie illuminata, del numero di utilizzatori e dei nuovi usi della luce), e a lungo andare ad aumenti netti dei consumi energetici, come conseguenza, indesiderata, della riduzione del prezzo effettivo della luce. In questa direzione vanno le trasformazioni a LED della illuminazione pubblica. Per di più i LED denotano una vita utile media più lunga rispetto alle lampade “a scarica” di gas. Sebbene questa sia una caratteristica positiva, tende a indurre le aziende verso strategie di reddito compensativo basate sull’estensione della superficie illuminata e sull’intensificazione degli usi e dei tempi di funzionamento in aree già sature di illuminazione. È infatti diffusa la tendenza a installare nuovi sistemi di illuminazione destinati ad usi ornamentali e non funzionali, compresa l’illuminazione generalizzata di facciate, monumenti, ponti, spiagge, scogliere, boschi e perfino giardini botanici, fino a installazioni di cartelloni pubblicitari a LED ultra-luminosi di grandi dimensioni nei quartieri centrali delle città o in vista da strade ad alto traffico. Tutti elementi che, pur nella loro giustificazione e piacevolezza, contribuiscono all’inquinamento luminoso.

In concreto cosa si è fatto

La limitazione della quantità totale di luce emessa è una condizione necessaria per il controllo dell’inquinamento luminoso, mentre gli aggiornamenti tecnici e la corretta ingegnerizzazione degli impianti di illuminazione possono costituire uno strumento complementare
Photo courtesy Davide Trezzi

Oggi, i principali produttori di illuminazione per esterni si stanno adoperando per produrre sistemi di illuminazione a ridotto inquinamento luminoso. In sostanza si tratta di corpi illuminanti che presentano una lampada completamente “inserita” all’interno dell’ottica, vetri di chiusura piani e disposti orizzontalmente. Questi apparecchi che sono, quindi, completamente schermati, possono fornire lo stesso livello di illuminazione al suolo di quelli non schermati, ma con meno energia e costi. Per tutti gli altri prodotti di illuminazione che non vengono realizzati con tali caratteristiche, oggi, si richiede una limitata emissione di intensità luminosa a 90° e oltre. L’industria dell’illuminazione è, quindi, già adeguatamente preparata ad affrontare le differenti problematiche di cui abbiamo trattato e di cui probabilmente sentiremo parlare in futuro.

 

Fonti:

https://cielobuio.org/catalogo-apparecchiature-a-ridotto-inquinamento-luminoso/

http://www.inquinamentoluminoso.it

https://darksky.org/

https://www.media.inaf.it/2023/01/20/inquinamento-luminoso-alle-stelle/

https://drive.google.com/drive/folders/1s65LoQEej154TvuO5rOqR3OsTfPlkCbh?usp=sharing

AIDI e Fondazione AEM: Convegno “L’ILLUMINAZIONE NELLE CITTÀ DEL FUTURO TRA INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ” del 18 ottobre e Mostra “La Luce della Città”

Alla presenza di un pubblico qualificato e coinvolto si è volto il convegno L’illuminazione nelle città del futuro tra innovazione e sostenibilità, ospitato da Fondazione AEM e organizzato da AIDI in collaborazione proprio con la Fondazione milanese legata ad A2A. Al convegno è stata abbinata l’inaugurazione della Mostra La Luce della Città, visitabile sempre presso la Fondazione AEM in Piazza Po 3 a Milano.

Il tema sviluppato ha riguardato essenzialmente il ruolo dell’illuminazione pubblica per la salvaguardia e la valorizzazione del paesaggio urbano. Salvaguardia e sostenibilità, infatti, sono stati i temi sui quali i relatori si sono confrontati, moderati da Mariella Di Rao, direttore della Rivista LUCE.

Introdotti dalla neoeletta presidente di AIDI Laura Bellia e dal presidente di Fondazione AEM Alberto Martinelli, si sono susseguiti interventi di affermati protagonisti del settore. Giampiero Bellomo, quale esperto di inquinamento luminoso, ha ricordato come l’inquinamento luminoso non riguardi soltanto il limitarsi della visione delle stelle, ma una molteplicità di impatti sulla vita delle persone (eccesso controproducente di illuminazione stradale e talvolta di aree pedonali, se non di finestre troppo illuminate) mettendo in guardia, per di più, da una visione troppo antropocentrica. Il problema della fauna, ad esempio, disturbata da una luce troppo calda, come hanno evidenziato ricerche sull’impatto degli spettri luminosi nel caso degli uccelli.

Altri interventi, come quello di Piero Castiglioni, di Studio Luce e Architettura, hanno messo in evidenza scelte di illuminazione che hanno avuto un grande effetto visivo sulle tante belle architetture della città, seppure non esenti da errori. Il committente Comune di Milano, sempre sullo sfondo di diversi interventi, ha dettato le politiche della Città in tema di scelte illuminotecniche, seguendo una progressione storica che ha risentito dei sentimenti dominanti nelle diverse epoche, da quando l’elettricità ha preso il posto, negli Anni Venti del secolo scorso, di quella a gas come modalità di alimentazione energetica. Questi ultimi aspetti sono ben evidenziati proprio nella mostra ospitata nella sede di Fondazione AEM e dedicata allo storico direttore di LUCE Silvano Oldani, scomparso da quasi un anno.

Federico Mauri, Managing director di A2A Illuminazione Pubblica, ha posto l’attenzione sui problemi più squisitamente tecnici ed organizzativi di chi deve materialmente realizzare e gestire gli impianti di illuminazione; problemi presenti specialmente nella fase di riqualificazione delle migliaia di punti luce cittadini, estesi in vaste ed eterogenee aree urbane, dove si sviluppano centinaia di chilometri di strade da illuminare. Il tutto nel rispetto di una normativa spesso complessa e anch’essa in continua evoluzione, di cui occorrerà tenere conto assieme a nuovi concetti legati alla Smart City (città connessa nelle sue molteplici forme), anche in vista del ciclico rinnovarsi delle apparecchiature.

Vivaci, oltre che ricchi di spunti e sollecitazioni, gli interventi di Margherita Suss (Progettista illuminotecnica dello Studio GMS), di Federico Parolotto (Architetto urbanista CEO di MIC-HUB) e di Alberto Gerli (Technology Entrepreneur di Consultant and Big Data). Tutti, esprimendo diversi punti di vista conseguenza di ruoli distinti, hanno posto l’accento sulla sempre più evidente interdisciplinarità della materia, che coinvolge aspetti sociali, generazionali (gli anziani, sempre più numerosi, vedono meno bene dei giovani…) ma anche legati al genere (la sicurezza come elemento di attenzione nei confronti della popolazione femminile) in una città in continua mutazione (futuro è già domani), dove i parametri progettuali tuttora vigenti si richiamano a concetti spesso assai datati, come nel caso della sicurezza stradale, che vuole soddisfare una tecnologia automobilistica ormai ampiamente superata. In definitiva, l’evento ha evidenziato una tensione, positiva e palpabile, verso una maggiore qualità della illuminazione urbana, spesso ottenibile anche, paradossalmente ma non troppo, attraverso una riduzione del flusso luminoso. Città in prospettiva forse meno “sfolgorante”, quindi, ma più attenta alle necessità reali di coloro che la abitano, ed in questo insieme comprendiamo davvero tutto: i viventi (persone e animali, domestici e non) e le cose che ci circondano, in una visione davvero omnicomprensiva e completa.